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Questione umorale – Al caso Firenze mancano tre dettagli: l’assassino, l’arma e il cadavere

09/12/2008

Da tre o quattro giorni il sindaco di Firenze è su tutti i giornali, dopo che Espresso e Repubblica lo hanno trascinato nel consueto vortice di intercettazioni, indiscrezioni e retroscena giudiziari, a proposito di indagini che coinvolgono la sua giunta. Finito così al centro della “questione morale” che investirebbe la sinistra, Leonardo Domenici domenica è arrivato a incatenarsi davanti alla sede di Repubblica (ed Espresso). Perfetto simbolo di una classe dirigente che in catene è tenuta già da molto tempo, sempre dal solito circuito mediatico-giudiziario. Solo in questo modo, infatti, Domenici è riuscito a spostare l’attenzione dalla valanga di pettegolezzi, accuse e dicerie contro di lui alle ragioni della sua protesta. Ragioni che si potrebbero riassumere in mezza riga: Domenici non è nemmeno indagato. Proprio così, dalla giustizia italiana, il sindaco di Firenze non solo non è stato condannato, nemmeno in primo grado; non solo non è stato rinviato a giudizio, ma non è stato neanche accusato di aver fatto alcunché. Domanda: da chi è stato dunque messo sotto accusa, il sindaco di Firenze? Risposta: dalla stampa. E per una vicenda – su cui la magistratura fiorentina sta indagando, su cui sta cioè ancora semplicemente verificando chi abbia eventualmente commesso dei reati, e se reati siano stati effettivamente commessi da alcuno – che riguarda la costruzione di un nuovo stadio, che Domenici avrebbe voluto collocare in un’area vicino all’aeroporto. E per questo si è incontrato con il costruttore e proprietario dell’area su cui il nuovo stadio avrebbe dovuto sorgere (Salvatore Ligresti) e con il proprietario della Fiorentina (Diego Della Valle). Guarda un po’ che stranezza. Ma il punto è che il fatto – la costruzione dello stadio – non c’è, nemmeno agli inizi. Tanto è vero che la magistratura, che per questo ha indagato due assessori della giunta, secondo la stampa perseguirebbe la semplice “intenzione” di violare la legge, favorendo imprenditori amici e abrogando un’area verde. Sarebbe a dire che non solo non c’è la “pistola fumante” in mano all’assassino, né l’assassino, ma nemmeno il cadavere. Soltanto un gran puzzo di fumo. Come al solito. (il Foglio, 9 dicembre 2008)

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