“Veltroni non supera le europee”. Lo dice Parisi ma lo pensano in tanti. E si organizzano (come Rutelli)
Roma. Si possono anche accogliere come scontate, dati i precedenti, le parole che Arturo Parisi ha rivolto ieri a Walter Veltroni, affermando che il suo progetto politico “non sopravviverà alla botta delle europee”. E’ un fatto però che da quando Massimo D’Alema si è impegnato in quella che egli stesso ha definito “tregua unilaterale” sul Pd, alla litania dello scontro tra veltroniani e dalemiani si è sostituito un lungo e sempre crescente elenco di contestatori provenienti da tutte le aree politiche (e geografiche) del partito: dalla Napoli di Antonio Bassolino, Rosa Russo Iervolino e Luigi Nicolais ai sindaci di Torino e Venezia, Sergio Chiamparino e Massimo Cacciari, per non dire delle recenti dichiarazioni di Lorenzo Dellai, protagonista dell’unica vittoria – quella alla provincia di Trento – che il Pd abbia sin qui potuto vantare. Da qualche tempo, però, all’elenco dei contestatori di Veltroni si accompagna sui giornali il non meno eterogeneo elenco dei suoi possibili successori (o sfidanti). Un elenco in cui accanto al solito Pier Luigi Bersani cominciano a comparire i nomi di Renato Soru, Nicola Zingaretti ed Enrico Letta, non per nulla definiti pochi giorni fa da Beppe Fioroni “tre personaggi in cerca d’autore”. E ieri, nello stesso giorno in cui su Repubblica Dario Franceschini negava le ipotesi di un passaggio di Francesco Rutelli ed Enrico Letta all’Udc (“Io ho visto che hanno respinto le sirene di Cesa”, ha detto il vicesegretario), sul Sole 24 Ore lo stesso Rutelli firmava un articolo insieme con Pier Ferdinando Casini, Michele Vietti (responsabile economico dell’Udc) e Pierluigi Mantini (deputato del Pd). Articolo dall’incipit piuttosto solenne e impegnativo. “L’Italia più giusta e competitiva che vogliamo…”. Ma anche Franco Marini sembra sempre più critico con il segretario, e non solo con lui. Tanto che quando tre giorni fa, per i problemi del Pd, invitava i cronisti a rivolgersi “a quei giovani che hanno messo lì”, secondo alcuni si riferiva a Franceschini e Fioroni, tra i più fermi difensori dell’attuale segreteria. Ed è stato proprio Franceschini a condurre per Veltroni la trattativa sulla legge elettorale delle europee, aprendo a una sorta di lista semi-bloccata con preferenze (rese di fatto quasi inoperanti). Ipotesi al centro della riunione del “caminetto” che si è aperta ieri sera e ancora in corso all’ora in cui questo giornale va in stampa, ma dove i contrari alla riforma sembravano ben più numerosi dei favorevoli. (il Foglio, 15 gennaio 2009)