L’irresistibile discesa di Soru, non salva il Pd e prepensiona l’Unità
Roma. Doveva essere l’uomo del riscatto, già incoronato come “l’Anti-Silvio” dall’Espresso, acclamato dai sondaggi, dagli intellettuali e dai blogger come leader ideale del Pd. Renato Soru, allora in piena corsa per la riconferma alla presidenza della Sardegna, era l’ultimo campione della società civile in lotta contro gli oligarchi della politica, a cominciare da quelli del suo partito, pronto a pagare in prima persona (e di tasca sua) per i propri ideali, fossero la salvezza delle coste sarde o quella del giornale fondato da Antonio Gramsci – dal sardo Antonio Gramsci, come amava ripetere, quando meno di un anno fa spiegava la sua scelta di rilevare l’Unità. Di qui lo sconcerto di tanti, oggi, dinanzi a un piano di tagli talmente drastico da spingere il cdr ad annunciare cinque giorni di sciopero, a nemmeno cinque mesi dall’insediamento del nuovo direttore, Concita De Gregorio, dalle nuove assunzioni, dalla riforma grafica. Ma soprattutto, pensano tutti, a due settimane da quella tremenda sconfitta elettorale in Sardegna che ha troncato di colpo le sue ambizioni politiche. “La trappola del partito”, era il titolo dell’editoriale dell’Unità all’indomani del voto, di cui attribuiva ogni responsabilità non già a Soru ma, appunto, alla “trappola ordita dal suo stesso partito”. Il cliché del giovane politico idealista schiacciato dal cinismo degli oligarchi, però, non sembra destinato a durare. Soru è il politico di centrosinistra con più fan su Facebook, riportava ieri un’agenzia. Una notizia che solo un mese fa avrebbe suscitato attenzioni ben diverse da quelle che riceverà sui giornali di oggi, se ne riceverà.
“Ha preso l’Unità come un tassì”, sintetizza l’ex direttore Peppino Caldarola. “E’ surreale, cosa si aspettava, di passare a cinquecentomila copie in cinque mesi?”, dice un addolorato Sergio Staino. Ora, dopo i primi articoli comparsi sui giornali e dopo il bellicoso comunicato del comitato di redazione, è soprattutto il silenzio di Soru a colpire. “Con gli azionisti precedenti – dice Furio Colombo – ho discusso spesso e a volte anche litigato, ma sempre faccia a faccia, nella stessa stanza, in un modo umano…”. E adesso l’ex direttore non nasconde una certa nostalgia per i tempi di Piero Fassino, che da segretario dei Ds fu protagonista di infinite polemiche col giornale diretto da Colombo. “Fassino – ricorda – è uno che si arrabbia, con cui puoi avere mille discussioni, ma non ti molla”. Soru, invece, sembrerebbe proprio intenzionato a mollare, almeno a leggere i giornali. Secondo la Stampa, i giornalisti sarebbero ormai di fronte a un ultimatum. “Se non si fanno questi tagli – avrebbe detto l’amministratore delegato, Antonio Saracino, al comitato di redazione – il 23 marzo porteremo i libri in tribunale”. Il piano, si dice, prevede un taglio degli stipendi del 40 per cento, molti prepensionamenti, chiusura di tutte le redazioni locali, riduzione delle pagine, taglio delle spese di diffusione, taglio delle collaborazioni. “Ancora una volta – dice Caldarola – c’è una responsabilità di Walter Veltroni, che ha fatto largo a Soru pur sapendo, come lo sapevamo tutti, che a muoverlo era un’ambizione politica… ma c’è anche una responsabilità del cdr, che fece le barricate contro l’offerta degli Angelucci”. Un’ipotesi, ricorda con amara ironia Staino, contrastata perché “si pensava che dietro ci fosse una strategia politica”. Furio Colombo, invece, spera che Dario Franceschini “si faccia sentire”. Di sicuro il neosegretario del Pd non sarà entusiasta della situazione, in piena campagna elettorale. Ma che abbia voce in capitolo è tutto da dimostrare. (il Foglio, 3 marzo 2009)
Beh, non che non ci abbiano provato a mettersi in casa gli imprenditori. Oltre a Soru ci sono Colaninno a Calearo, con esiti.. diciamo ehm… modesti.
Questa classe dirigente del pd, proprio quella attuale (D’Alema in testa, prima con i capitani coraggiosi e poi con i banchieri furbacchioni), quando ha maneggiato uomini di impresa ha sempre fatto figure meschine.
Il fatto è che o erano moooolto più furbi (Gnutti e soci) e li hanno fregati, o mooolto gonzi, e si sono fatti arrestare sputtanando gli sponsor politici.
Concordo comunque su Soru e sul giudizio che ne dai. È solo l’ennesimo e pare che non imparino mai. Ci vuole pazienza :-)