Sinistra antiCav. da “Scusaci principessa” a “Perdono maestà”
Roma. Dinanzi a tanti giornalisti e intellettuali di sinistra accorsi in difesa della regina d’Inghilterra e dell’etichetta violata dal nostro presidente del Consiglio, Peppino Caldarola ricava una lezione. “Tutta questa assurda polemica – osserva – è la dimostrazione del fatto che una certa sinistra radical chic è pronta a sposare l’aristocrazia pur di dare addosso al borghese arricchito… è il riflesso condizionato di chi si considera la vera élite del paese, dunque con l’élite non può che schierarsi: la regina, il re, la principessa, il conte…”.
Di sicuro non è il caso di rimpiangere il tempo in cui le teste coronate, almeno a parole, a sinistra le si voleva tagliare. Ma è difficile non rimanere interdetti di fronte all’interminabile serie di articoli e dichiarazioni che hanno accompagnato tutte le ultime uscite internazionali di Silvio Berlusconi, con una sfilza di incidenti diplomatici spesso semplicemente inverosimili – e infatti, il più delle volte, semplicemente inventati. Si veda il caso dell’incontro con Nicolas Sarkozy, al quale Berlusconi, secondo una tv francese subito ripresa da tutta la stampa italiana, avrebbe detto: “Je t’ai donné la tua donna” (e non c’era davvero bisogno della testimonianza di Massimo Nava sul Corriere della Sera, per capire che era una bufala, un simile garbuglio di francese e italiano). Nulla però ha potuto frenare la slavina contro l’imperdonabile gaffeur: dalla telefonata con il premier turco Erdogan che lo ha trattenuto al momento della foto ufficiale – che poi, non era proprio questo, la “foto opportunity”, l’unica cosa che interessava il nostro presidente del Consiglio? – fino allo scandalo supremo. Il fatto cioè che in presenza della regina d’Inghilterra, pensate un po’, Berlusconi si sia permesso di chiamare il presidente degli Stati Uniti ad alta voce. “Mister Obama”, ha detto semplicemente. Ma la sorpresa della regina per il perentorio richiamo è bastata a gettare nella più profonda prostrazione fior d’intellettuali di sinistra, neanche gli fosse scappata un’imprecazione davanti al Papa. “Il nostro capo del governo ha esibito al G20, raduno della classe dirigente del pianeta , il suo classico repertorio da crocerista”, ha scritto su Repubblica Michele Serra, amareggiato da “quell’anziano cumenda vistosamente tinto che grida ‘mister Obamaaaa’ come in un bar sport milanese”. E che, soprattutto, “ha indotto la regina d’Inghilterra a voltarsi di scatto, con la reale borsetta serrata al fianco, mormorando ‘what is it?’, che roba è questa?”. Ohibò.
Direttore dell’Unità all’epoca dell’incidente in cui morì la principessa Diana – quando il suo giornale titolò a tutta pagina: “Scusaci, principessa” – Caldarola non rinnega nulla. Neanche quel titolo. “Era una cosa diversa, era una critica agli eccessi del giornalismo scandalistico, pensando ai paparazzi da cui Diana stava fuggendo al momento dell’incidente”. E comunque, quel giorno, Caldarola era a letto con la febbre. Il titolo gli fu letto al telefono, se ne assume tutta la responsabilità, ma insomma, l’idea fu di Piero Sansonetti. Il quale peraltro ha già detto di aver fatto uno sbaglio, ma pure lui tiene a sottolineare la differenza tra lo “Scusaci, principessa” di allora e l’accorato “Perdono, maestà” che sembra levarsi oggi da tutta la stampa progressista. Con qualche eccezione, però.
“Io non ci ho fatto sopra nemmeno una vignetta”, fa notare Sergio Staino. Non che gli piaccia il modo di fare del premier, sia chiaro. “Ma non credo che come sinistra guadagneremo un voto attaccandolo su questo, o sul fatto che sbagli un nome o una data, o che faccia le corna, e nemmeno sul fatto che si presenti alle europee pur sapendo di doversi dimettere un minuto dopo l’elezione… credo anzi che ai suoi elettori piaccia anche per questo, che ci vedano un tratto di autenticità”. Per la verità, non solo i suoi elettori. “Ma andiamo – dice Sansonetti – far sobbalzare la regina è il sogno di tutti noi. E’ la parte di Berlusconi che mi piace di più. Il problema è che non mi ci invitano, ai summit internazionali, altrimenti mi comporterei esattamente così. E infatti l’unico leader sovietico che mi sia mai stato simpatico fu Kruscev, quando batté la scarpa sul tavolo dell’Onu. Non era un bel gesto, quello?”. (il Foglio, 7 aprile 2009)
Ancora una volta mi trovo d’accordo al 100%.