La mano pesante del partito leggero
La campagnuccia contro il Partito democratico colpevole di “avere salvato il governo” sullo scudo fiscale non mi colpisce solo per il suo essere destituita di ogni fondamento sul piano logico – per essere precisi è un paralogismo fondato sull’inversione del nesso di causa-effetto: non è vero che siccome lo scudo è passato con uno scarto di voti inferiore al numero delle assenze nell’opposizione, se gli assenti fossero stati presenti allora il governo sarebbe caduto; al contrario, si è votato in quel momento e con quel numero di presenze nella maggioranza proprio perché si è visto che bastavano – ma non è questo, dicevo, l’aspetto che più mi colpisce. Quello che mi colpisce è questa ricorrente ansia di purificazione e di epurazione, in un partito che ha coltivato fino al limite più estremo l’idea del partito aperto, leggero e per una breve stagione addirittura senza iscritti. L’idea del partito-contenitore, del partito-coalizione, del partito-qualsiasi-cosa-che-non-sia-un-partito. Nessuno, nel Pd, si è mai sognato di chiedere nemmeno un rimbrotto per Paola Binetti quando votò in Aula contro la fiducia al governo Prodi (atto politico supremo, in una democrazia parlamentare). Ma ecco che adesso è già la seconda volta che si chiedono contro di lei (e gli altri assenti, in questo caso) severe misure disciplinari per ragioni “morali”. Tutto a rovescio. Ed è proprio nella tragica confusione alla base di una simile schizofrenia che si nasconde, secondo me, l’origine del male che sta corrodendo la sinistra italiana.
Quando un lavoratore non si presenta al lavoro si chiede la giustificazione. I parlamentari svolgono un lavoro a cui sono mandati dagli elettori. Se sono assenti non giustificati è giusto che paghino come tutti. E’ solo una questione di serietà. O si ritiene che loro siano al disopra delle parti? In quanto alla Binetti che è nel PD e vorrei che vi restasse, deve però capire che essere in un partito, e dagli elettori mandata in parlamento a rappresentarlo, deve sentire il senso di responsabilità che questo comporta. Sia la Binetti o chiunque altro, ripeto, quando non c’è giustificazione siano sanzionati.
Ma che c’entra? Vale casomai se sei deputato di IDV. In questo caso, quando non hai la giustificazione, Di Pietro fa tintinnare le manette e ti espone anche alla gogna, sul Fatto. Ma qui stiamo sul blog di Cundari, e si parla (lui, io ci provo solamente) di politica.
Era solo per dire che io concordo con l’analisi di Cundari, e che la gente che candidi la conosci anche prima. O li candidi perchè sono proprio così oppure lasci perdere e ti riempi di yes man…..che è altrettanto legittimo oltre che, con la legge che c’è, facilissimo da ottenere.
non credo sia appropriato tirare in ballo la logica. Credo che il problema riguardi più che altro il senso di responsabilità. Al di là dell’approvazione dello scudo fiscale (sarebbe passato comunque, d’accordo), è davvero ammissibile che certi pezzi da 90 del vostro partito si assentino proprio in occasione del voto su un provvedimento tanto importante. La presenza, se non può essere soluzione, può essere almeno simbolo, fiato sul collo, denti stretti. Tutto quello che significa fare opposizione. Tutto quello che il PD non sa, o ancora meglio, non vuole fare.
In linea di massima condivido il post e i vari commenti, però trovo molto grave che soprattutto in occasioni di “importanti” votazioni gli assenti siano in numero così cospicuo, fa parte del loro lavoro essere li a votare e devono onorarlo!