Aggiornamento professionale
1. Un gruppo su Facebook, fosse anche a favore del cannibalismo o delle automutilazioni genitali, non è una notizia.
2. Un evento lanciato su Facebook, fosse anche una manifestazione per la riabilitazione di Hitler in Israele, non è una notizia.
3. Qualsiasi causa sostenuta su Facebook, fosse anche la difesa dei diritti umani dei marziani, non è una notizia.
4. Ognuna di queste, e ogni altra immaginabile forma di iniziativa collettiva nata su Facebook, non è una notizia, indipendentemente da quanti trilioni di miliardi di utenti Facebook vi abbiano aderito (abbiano cioè fatto l’enorme fatica, dinanzi a un messaggino recapitato loro direttamente e comodamente nella casella di posta elettronica con mezza riga di sommaria spiegazione e due bottoncini, “aderisci” e “ignora”, di premere “aderisci”).
5. E non lo è perché, tecnicamente, ognuna di quelle manifestazioni non è nemmeno una manifestazione: se tre milioni di persone decidono di darsi appuntamento e di sfilare tutto il giorno in un preciso punto di una precisa città del paese, prendendo se necessario macchine, treni e pullman, tutti capiscono che sta succedendo qualcosa di grosso; se trenta milioni di persone decidono di impegnare una frazione di secondo del loro tempo e muovere un dito per rispondere a una domanda che fino a quel momento con ogni probabilità non si erano mai posti, e che con altrettanta probabilità dimenticheranno per sempre una frazione di secondo dopo (fosse anche solo perché impegnati ad aderire alla fondamentale causa successiva), tutti capiscono che non è un evento, non è una manifestazione, non è una notizia, non è nemmeno un sondaggio.
6. E non è nessuna di queste cose perché, per la stragrande maggioranza delle persone che lo utilizzano, Facebook è una via di mezzo tra il diario e la parete del bagno di scuola: un posto dove scrivere qualunque scemenza ti passi per la testa e poi vedere di nascosto l’effetto che fa.
7. Dirigessi un giornale, imporrei se non altro di affiancare a ogni pezzo sull’ultimo sconvolgente gruppo nato su Facebook uno sulle scritte nei bagni delle scuole, e forse alla fine mi fermerei solo per timore di innescare un nuovo delirio paranoico collettivo, con tutta la sfilza di interpellanze parlamentari dell’Udc e mozioni della Lega e referendum dell’Italia dei Valori per rispondere alla crisi morale dei nostri giovani.
8. Ma qualcuno con meno scrupoli di me, prima o poi, lo farà. E allora, se non volete finire la vostra carriera scrivendo pensosi editoriali dal titolo “Se a Luca gli puzza l’alito”, fermatevi, ribellatevi, disobbedite. Ma fatelo adesso. I vostri figli vi ringrazieranno. Perché, almeno stavolta, loro non hanno colpa. E’ solo colpa vostra.
Pienamente d’accordo.
Grazie, ecco. Spero che la leggano al Corriere e alla Repubblica (e giù a cascata).
Condivido ogni singola parola. Sarebbe davvero da inviare a tutti i quotidiani, per i quali Facebook ha ormai lo stesso fascino delle informazioni metereologiche.
eh beh, vero.
Il mondo vero, è là fuori.
http://riciardengo.blogspot.com/2009/12/vi-racconto-cosa-ce-la-fuori.html