Dovere di cronaca
Visto che pochi miei colleghi sembrano volersene fare carico, mi assumo io l’ingrato compito di ricordare, per dovere di cronaca, che Walter Veltroni è diventato segretario del Pd nell’ottobre del 2007, a poco più di un anno di distanza dalle elezioni in cui la lista unitaria Ds-Margherita aveva raccolto alla camera il 31 per cento, e si è dimesso nel febbraio 2009, appena quattro mesi prima di quelle elezioni europee in cui il Pd avrebbe preso il 26. Dunque, se i numeri non sono un’opinione, non è vero che Veltroni abbia lasciato il Pd al 33 per cento (risultato delle elezioni del 2008). La verità è che Veltroni il Pd lo ha preso al 31 per cento, e dopo aver perso cinque elezioni di fila (politiche, amministrative a Roma, regionali in Sardegna e un altro paio che non mi ricordo più neanch’io), lo ha lasciato al 26. Cioè, più o meno, dove sta adesso (secondo i sondaggi). E questo è certamente un validissimo motivo per criticare l’attuale segretario e tutto il gruppo dirigente, senza nessun bisogno di inventare balle allo scopo.
P.S. Per dovere di cronaca devo anche dire che attenti lettori (sia nel primo commento qui sotto sia su Facebook) mi hanno fatto giustamente notare una grave mancanza nel mio discorso: se infatti a Bersani si possono imputare i dati dei sondaggi di oggi, come fa Veltroni e come ho fatto anch’io in questo post, allora bisogna fare lo stesso con tutti. E quando Veltroni si è dimesso, nel febbraio 2009, i sondaggi davano il Pd al 23 per cento (e ai primi di marzo già al 22).
se è per quello, visto che l’attuale percentuale del PD si desume dai sondaggi, varrà la pena ricordare che i sondaggi, a febbraio 2009 (Veltroni ancora segretario) davano il PD al 23% http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/mappe/pd-risveglio/pd-risveglio.html?ref=search
(e, sempre per la cronaca, l’ho scritto 4 mesi fa, quando WV faceva circolare il suo documento di costituenda corrente http://www.pbeneforti.it/2010/09/20/walter-e-il-mal-dafrica/)
giusto.
non parlo di sondaggi ma di strategia politica generale; Veltroni univa, i bersaniani dividono; Veltroni è stato costretto alle dimissioni proprio dalle intempestive uscite di Bersani; se non altro ha parlato chiaro sulla vocazione maggioritaria del PD, ciao
dichiarare che la coalizione di centrosinistra su cui si reggeva il governo Prodi era finita, dando così un bel contributo alla fine dello stesso governo Prodi, alle elezioni anticipate e alla vittoria di Berlusconi – in tutta sincerità, a me personalmente, se devo proprio dirlo – beh, non mi sembra il massimo, come strategia “unitaria”.
A mio avviso il problema del Piddì è che le due anime si sono trovate sugli aspetti di guida del popolo, insomma uno strano miscuglio tra stalinismo e messianismo. Insomma come direbbe Rino Gaetano: Cristo e Stalin. Anzi Cristo è Stalin.
blutoblutarsky.wordpress.com
La strategia era quella di mettere fine alle rendite di posizione ricattatorie come quelle di Mastella (inquisito insieme alla moglie) e di RC (Turigliatto e co.) e degli altri cespugli; oggi chi può unire la sinistra???
Se non Veltroni resta solo Cacciari, poi il deserto; ciao a tutti.
Cacciari? omg.
Quello che a mio modo di vedere ci si dimentica sempre quando si parla della nascita del pd e di Veltroni, è che lui stava vivendo un momento di massima popolarità come sindaco di Roma. Aveva tutto da perdere, e in effetti così è stato, da una sua “discesa in campo”. Ammetto di essere un veltroniano di vecchia data, per cui magari non troppo obiettivo, ma mi sento solo di ringraziarlo per averci provato. Il governo Prodi non è caduto per Veltroni, semplicemente non è mai nato in quanto era impensabile governare una tale diversità di storie, opinioni e dichiarazioni, con un paio di voti di maggioranza. Veltroni ha salvato il salvabile, commettendo errori, può darsi, ma rinunciando ad un ruolo sicuramente puù comodo, ciò che invece non ha fatto gente come bersani.
A complemento dell’osservazione di paolo riguardante i sondaggi elettorali, al 26.02.2009, ovvero poco dopo le dimissioni di Veltroni, il PD era valutato così: http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/asp/visualizza_sondaggio.asp?idsondaggio=3248
mentre altri sondaggi, leggermente più benevoli, lo accreditavano del 24,5%
Due osservazioni. 1. Non si comparano sondaggi e risultati elettorali, ma sondaggi con sondaggi, e risultati con risultati; chi non la fa, normalmente perde le elezioni; 2. nel 33% raggiunto dal PD nel 2008 vanno conteggiati anche i voti dei Radicali (ca. 2%).