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Supremi consigli

03/07/2013

Leggere sulle agenzie che secondo il Consiglio supremo di difesa “il Parlamento non può mettere veti” non fa un bell’effetto. Tra l’altro, si rischia di fare confusione con i lanci che vengono dall’Egitto. In ogni caso, sulla questione degli F-35, segnalo l’articolo di Marco Panara su Repubblica-Affari e finanza di lunedì:

…A confermare gli acquisti preventivati sono stati fino ad oggi solo Israele e Giappone, per ragioni politiche evidenti, mentre anche la Corea del Sud ha preferito procedere con una gara. Nelle valutazioni che il Parlamento italiano dovrà fare se ne aggiunge un’altra, il terzo piano di cui sopra, ovvero le ricadute sul paese. Quelle dell’F35 sono poche, siamo partner del progetto di secondo livello, quindi all’Italia tocca solo la produzione di 800 ali e l’assemblaggio degli aerei che comprerà l’Italia e che eventualmente in futuro potrebbe comprare l’Olanda. Non c’è inoltre alcuna ricaduta tecnologica. E’ forse questo il punto più importante. Il programma Eurofigher ha visto coinvolti in qualità di partner a pieno titolo Regno Unito, Germania, Italia e Spagna, per ogni velivolo di questo tipo che si vende l’Italia ha la sua quota di produzione, ingegneria, avionica, elettronica, sistemi d’arma e di difesa, con ricadute industriali, occupazionali e tecnologiche rilevanti. In più i denari spesi per comprarli restano in Europa o (se esportati) arrivano in Europa. L’Eurofighter è una piattaforma aperta e molto flessibile, il cui aggiornamento è continuo. Essere parte di quel programma ha consentito all’industria aeronautica italiana l’accesso a tecnologie innovative (come i materiali compositi) per i quali il paese è tra i leader mondiali e che lo hanno portato tra i pochi protagonisti dell’industria aeronautica. La scelta dell’F35 vuol dire ridurre la forza del programma Eurofighter e quindi l’evoluzione ulteriore dell’industria italiana ed europea del settore. Un’ultima domanda meriterebbe una risposta: in cambio di che? Mentre Roma portava avanti la sua partecipazione al programma dell’F35 gli Stati Uniti bloccavano commesse già assegnate per aerei ed elicotteri italiani, né pare ci siano impegni sugli appalti futuri. Gli americani applicano con molta determinazione il “buy american”: un po’ di “buy european” all’Europa in crisi forse non farebbe male.

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  1. 03/07/2013 16:06

    Relativamente al pezzo citato, ci sarebbe da dire che l’Eurofighter non prevede una variante STOVL utilizzabile sulle ns. portaerei e che, in questo senso, l’F35 è l’unico velivolo moderno adatto allo scopo (quando sarà disponibile). Andrebbe citato, in termini di ricaduta industriale, il centro di Cameri che dovrebbe occuparsi della manutenzione dei velivoli a livello europeo. Per quanto riguarda lo sviluppo in mano agli americani, se da una parte è vero che limita le ricadute tecnologiche per il nostro paese, dall’altra implica che tutti i problemi e inconvenienti incontrati durante lo sviluppo se li accollano loro (e nella fattispecie credo sia meglio così, visto quello che gli sta costando il programma).

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