Chiamatela pure concorrenza
…se nel profondo della mente dei nostri dirigenti (quel profondo che viene negato a se stessi, anzi dà luogo a attestati del tutto opposti) vi sia una concezione della donna come moglie dedita, angelo del focolare, organizzatrice delle retrovie del suo uomo, fedele… Quale sarebbe il riflesso psicanalitico di questo inconscio in politica? Si tradurrebbe istintivamente in nuove candidature cercate nelle segreterie e nell’entourage dei leader, rivolte verso chi ha organizzato loro la vita nelle retrovie, ha reso servizi, ha doti di fedeltà non dubitabili. In più con l’aggiunta di alcune mascotte in funzione filiale… Il che non vuol dire ovviamente che le prescelte non siano persone degne e meritevoli, ma semplicemente che non avevano, né potevano avere avversarie…”. Salvatore Biasco
Sorvolando sui talenti dei vari portaborse entrati in lista (che hanno alle spalle un qualche tipo di esperienza di palazzo, il che magari non guasta), cosa dire di questa folla di variopinti candidati della società civile? (…) Come mai per rappresentare gli interessi di tutti questi segmenti sociali ed economici deve esserci qualcuno esterno alla politica e interno a quei mondi? (…) Proprio come i tristi convegni sui diritti delle donne ai quali partecipano solo donne, sembra che nessuno sia più in grado intervenire per difendere interessi che esulino dalla sua condizione privata. Che nessuno, cioè, sia in grado di rappresentare altro che se stesso”. Elisabetta Ambrosi
Mi viene in mente un nome, quello di Laura Ferro: presidente e Ceo della prima company italiana quotata al Nasdaq (la Gentium). Nel 2006 è stata scelta dal Wall Street Journal come una delle dieci donne europee da tenere d’occhio (l’unica nel settore biotech, le altre si occupavano per lo più di moda o comunicazione). Non conosco il suo orientamento politico, ma sarebbe stato bello se Pd e Pdl avessero fatto a gara per averla in squadra, al posto delle segretarie e delle Marianne, o magari prendessero in considerazione il suo nome per il posto di ministro della ricerca”. Anna Meldolesi
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