Campania elettorale
Roma. Claudio Velardi, da poco tornato alla politica attiva come assessore nella giunta guidata da Antonio Bassolino, non usa perifrasi. “La campagna elettorale del Pd in Campania è sbagliata”, dice. Il ragionamento è semplice: “Se il Pd facesse una bella campagna elettorale tutta contro Bassolino, magari qualche voto lo prenderebbe pure. Non credo che ne prenderebbe moltissimi, perché sarebbe come ratificare il proprio fallimento, mentre io credo che ne prenderebbe molti di più facendo una campagna con Bassolino. Ma di sicuro fare una campagna come se Bassolino non esistesse, questa sì che è la scelta peggiore”.
Le polemiche sulle primarie per la successione al governatore, riaperte dal ministro Nicolais la settimana scorsa, sono appena (faticosamente) rientrate. Ma è evidente che il tema continua ad aleggiare sulla campagna elettorale del Pd quasi quanto la questione della spazzatura. “Il punto non è il futuro di Bassolino – rispondono irritati i dalemiani – ma il futuro di Napoli e della Campania. Il punto è evitare che una rappresentazione falsa e distorta della regione come fosse interamente sommersa dalla spazzatura, dovuta alla superficialità della stampa e al cinismo del centrodestra, produca danni irreparabili alle esportazioni di prodotti alimentari e al turismo di cui questa regione vive”. Di sicuro il problema non è (soltanto) il presidente della Regione. “Il rinnovamento del Pd si è fermato a Nusco”, ha scritto per esempio Mario Orfeo, dopo la presentazione delle liste, in un editoriale sul Mattino (dal titolo: “Pd, il vuoto dietro D’Alema”). Quelle liste sono “la mortificazione delle poche forze ancora sane” della regione. “Non riuscendo altrove, Veltroni ha dato ospitalità in Campania ai prodiani Santagata e Sircana, ha dato alla D’Antona il posto che la Sinistra arcobaleno le aveva negato, a Fioroni una candidatura blindata per la sua collaboratrice al ministero”. Tutto questo ha prodotto le conseguenze che è facile immaginare, in un partito già diviso da anni di lotte fratricide tra bassoliniani e antibassoliniani. Non a caso, appena arrivato in Campania, Massimo D’Alema ha imposto una riunione a porte chiuse della direzione provinciale del Pd, mai riunita durante la composizione delle liste.
In compenso, sembra finalmente giunto a conclusione quella che già qualcuno cominciava a chiamare la “guerra delle agende” tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, con il giallo sui continui rinvii del loro arrivo a Napoli. Nel primo caso, oltre al naturale desiderio di parlare per ultimo, sembra abbia avuto un peso anche il desiderio di avere il palco tutto per sé. E così fino a ieri sembrava certo che Gianfranco Fini sarebbe arrivato il 4 aprile, Silvio Berlusconi il 9. Ieri mattina però An ha fatto capire di non gradire affatto e in una riunione a Palazzo Grazioli ha convinto il Cav. a tenere una sola manifestazione, assieme a Fini, il 4 aprile. In piazza Plebiscito, ovviamente. Veltroni arriverà il giorno dopo. Ma è chiaro che non troverà una strada in discesa. “Liste fatte in quel modo certo non aiutano la campagna elettorale – osserva Orfeo – mancano nomi da spendere, a parte D’Alema e Follini, che però ha la duplice difficoltà, politica e personale, di essere diretto avversario, come capolista al Senato, di Ciriaco De Mita”. E De Mita, assieme a Erminia Mazzoni, sembra in grado di portare in dote all’Udc anche il sostegno di diversi esclusi o semplicemente delusi di Forza Italia e del Pd. A parziale consolazione di Veltroni, si può dire che anche gli altri partiti in Campania non hanno fatto molto meglio, con la lista dell’Mpa di Lombardo che lo stesso (escluso) Paolo Cirino Pomicino definisce “impresentabile”. Quanto alla Sinistra arcobaleno, ad affrontare il tema dei rifiuti non ha certo minori difficoltà del Pd. Come dimostra il caso del salernitano Alfonso Pecoraro Scanio, già consigliere comunale a Napoli, ma candidato in Puglia. Ufficialmente, la ragione sta nella regola secondo cui i quattro segretari dei partiti costituenti l’Arcobaleno (Prc, Pdci, Sd e Verdi) si candidano tutti in collegi diversi da quelli di provenienza. Ma è forte il sospetto che a volere una simile regola sia stato proprio il leader dei Verdi. (il Foglio, 20 marzo 2008)
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Sì. A questo c’è da aggiungere che è stato deciso ( unico caso in Italia ) di costituire i circoli dopo le elezioni. Che in campagna elettorale equivale ad una follia, ma in campania elettorale fa parte dell’ arredo :
http://www.makia.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1828122
è uno scherzo, vero?
No