Fine stagione sul golfo di Napoli
Roma. L’ultimo in ordine di apparizione è stato Massimo D’Alema, per via di una battuta riportata dall’Espresso. Il Pd ha due slogan – avrebbe detto il ministro degli Esteri – se si vince: “Yes, we can”; se invece si perde: “Yes, weekend”. Tempo libero, nessuna responsabilità e “un sacco di belle giornate al mare”. Ma questa è per l’appunto solo l’ultima di una lunga serie di battute, lapsus e voci dal sen fuggite che sembrano fuggite apposta per rompere l’incantesimo veltroniano.
Il paradosso è che a cominciare la serie sono stati proprio Walter Veltroni e i dirigenti a lui più vicini. Prima con Dario Franceschini, che al Foglio fa sfoggio di fair play dicendosi contrario alla tesi secondo cui “bisogna sempre dire che si vince”; poi con Goffredo Bettini, che al Corriere della Sera fissa l’obiettivo del Pd al 35 per cento. E pochi giorni dopo con lo stesso Veltroni, che annuncia: “Se perdo, resto segretario del Pd”. In compenso, a turbare almeno un poco il sogno delle future vacanze – un dolce declivio che porterebbe direttamente dalla teoria delle mani libere alla pratica del tempo libero – ha pensato ieri Antonio Bassolino, annunciando per la prima volta che tra un anno, finita l’emergenza rifiuti, si dimetterà. Un punto a favore di Veltroni, che da giorni – privatamente e pubblicamente – aveva invitato il presidente della regione a fare un passo indietro; ricevendone sempre – privatamente e pubblicamente – un fermo e non cortese rifiuto. Bassolino, in conferenza stampa, assicura di non avere parlato con nessuno della sua decisione, eccezion fatta solo per i più stretti collaboratori. Quanto agli altri: “Lo sapranno leggendo le agenzie. Ieri sera ci ho a lungo pensato. Ero da solo, con la mia gatta”. D’altra parte, l’annuncio delle dimissioni, a cinque giorni dal voto e con circa cinquanta settimane di preavviso, difficilmente basterà a togliere ai dirigenti del Pd gli agognati finesettimana. E poi, a pensarci bene, l’interpretazione più verosimile della battuta di D’Alema è forse la più semplice, quella letterale. Dopo tutto, a fare il capolista in Campania c’è andato lui. E puntare sul ribasso dopo essersi intestati buona parte delle azioni non sembra molto logico.
Ciononostante, i giornali accreditano la tesi di un ministro degli Esteri in attesa soltanto della sconfitta elettorale per aprire finalmente la resa dei conti nel Pd, anche per via di un’altra battuta sfuggitagli qualche giorno fa, sempre a proposito dello slogan obamian-veltroniano. Uno slogan “moscio”, si sarebbe lasciato scappare D’Alema, alimentando così le supposizioni sui suoi presunti piani di rivalsa. Resta il fatto che quelle parole sono nulla in confronto a quanto è scappato in questi giorni non solo a Veltroni e veltroniani, ma pure a fior di giornalisti, non certo ostili e non certo alle prime armi. Tralasciamo l’elenco delle previsioni che autorevoli firme di quotidiani più che amici hanno accettato di vergare per il Riformista in queste settimane, la più rosea delle quali dava Veltroni sotto di cinque punti (e stiamo parlando di quotidiani che un giorno sì e l’altro pure aprivano sulla rimonta inarrestabile del Pd). Tralasciamo, perché qui è evidente che non si tratta di lapsus. Obiettivamente, riesce difficile credere che al momento di mettere nero su bianco la propria previsione sul risultato finale, con nome, cognome e foto, a trattenere la penna sia stato il subconscio.
Molto significativo è invece il lapsus di Lucia Annunziata, che domenica scorsa ha chiuso l’intervista a Giulio Tremonti, in diretta su Raitre, con un eloquente: “Grazie, signor ministro”. E subito ha peggiorato le cose, aggiungendo pure: “Ha visto? L’ho chiamata già ministro… speriamo di non avere guai”. Tutto e tutti, insomma, sembrano congiurare per dare a intendere anche al più fedele dei sostenitori del Pd che il re è nudo, che non c’è nessuna rimonta, che questo proprio no, ci dispiace, non si può fare. Può darsi, naturalmente, che si sbaglino. Ma è significativo che in tanti manifestino un simile scetticismo, specie nel mondo dell’informazione; proprio là dove Veltroni sembrava avere le carte migliori da giocare.
L’impressione è che la nuova stagione, cominciata con commenti entusiastici e sondaggi stratosferici quasi un anno fa, abbia iniziato ad appassire con le prime candidature. Le liste del Pd sono state paragonate a un casting dell’Isola dei famosi, e l’incantesimo si è rotto. Tutti a immaginarlo lì, il segretario, a fare la fame su un’isola popolata soltanto da vip di cui nessuno ricorda non diciamo le opere, ma nemmeno il nome, sempre in attesa del televoto, con Goffredo Bettini al posto di Adriano Pappalardo e Marianna Madia al posto di Giada de Blanck. Come nella prima, storica edizione del reality, vinta non per nulla da un certo Walter Nudo. (il Foglio, 8 aprile 2008)
che bello articolo, pensa chel’ultimo che paragonò il csx all’isola dei famosi si chiamava Francesco come te: Storace.
Questa idea che D’Alema sta lassù, guarda tutti quasi schifato e pensa che nell’universo ci sia spazio solo per i suoi baffi, ha un po’ stufato. E sia detto con rispetto. Se a fallire è stato Bassolino e poi Veltroni e tutto il gruppo dirigente della Quercia e ora del Pd, beh, nel mucchio c’è anche il vecchio Massimo.
Il quale pensa davvero di essere il fico migliore del bigoncio ma ha scordato che il signore che così lo definisce è alteriosclerotico da un pezzo.
l’articolo è scritto molto bene, si vede che sei uno che sa giocare con le parole. Riesci a far miracoli pur dicendo un mare di cazzate
D’Alema una volta che ha dichiarato che se Bassolino sta lì, è perché il Partito tutto (Ds) gli chiese di ricandidarsi per la seconda volta in Regione si è già preso tutta la responsabilità politica.
E quindi può anche fare il figo del bigoncio rispetto a certe vergini delle rocce che avrebbero voluto scaricarlo d’ amblè. Il Bassolino
Il fatto che la “responsabilità politica” equivalga a “una volta ha dichiarato” è tutto dire.
Roba da far tremare i polsi, guarda.
Già, in effetti D’Alema ha alle sue spalle una lunga storia di trionfi, di scelte azzeccate e di comprensione per gli avversari. Per questo, davvero, immaginarlo lì che aspetta la sconfitta di Veltroni per iniziare la resa dei conti è inverosimile.
Inoltre Cossiga sarà anche aLteriosclerotico, ma la definizione di D’Alema, al pari di quella di tanti altri, è azzekkatiSSima.