La competenza dell’opinionista
Immagino che Giovanni Sartori non sia nemmeno consapevole della straordinaria trovata che gli è stata suggerita dallo spirito del tempo, molto prima che da Paolo Mieli e da tutti gli editorialisti del Corriere della sera – a cominciare da Francesco Giavazzi – e poi di Repubblica, Espresso, Stampa e via elencando. Insomma, da tutto quanto il nostro meraviglioso establishment accademico-finanziario. Leggete l’editoriale oggi in prima pagina sul Corriere, questo straordinario prodotto dell’intelletto collettivo, che Sartori ha involontariamente usurpato con la sua firma. E leggete la domanda con cui l’articolo si chiude: “Il Cavaliere si vanta di essere un imprenditore. Perché non ci spiega, allora, come mai applica all’azienda Italia criteri di reclutamento che certo non applicherebbe alle sue aziende?”.
Così si conclude l’editoriale di questo singolare antiberlusconiano: con un rimprovero a Berlusconi perché non applica alla “azienda Italia” – nel caso specifico: alla formazione del governo del paese – gli stessi criteri che si applicano alle aziende (quanto poi il reclutamento nelle aziende, in Italia, il paese del “capitalismo familiare” eccetera eccetera, segua davvero gli aurei criteri del merito e della competenza tanto cari a Giavazzi sarebbe un altro discorso). Per dovere di cronaca: Giovanni Sartori è autore di un libro intitolato “Democrazia: cosa è”.
Il punto interrogativo, evidentemente, dev’essere saltato in tipografia.
C’e’ un motivo per il quale non gli hanno lasciato scrivere nessuna costituzione o legge elettorale, disciamo
fare i politologo di professione e’ come fare il critico d’arte, anzi peggio
A parte che non si capisce quali siano le critiche espresse nei confronti del Prof. Sartori se non quelle di non sapere cosa sia la democrazia e di essere antiberlusconiano (quest’ultima cosa assolutamente non traspare dal suo articolo in alcun rigo da lui scritto), ebbene, a parte questo, forse ci si dimentica di chi sia Sartori: non l’opinionistatipico dei disgraziati quotidiani italiani, ma l’emerito professore universitario stimato nel mondo per le sue pubblicazioni scientifiche.
Da scienziato infatti, egli esprime opinioni che si basano prima sull’evidenza e poi sul valore che si dà a tale evidenza, in base a delle variabili che dipendono esclusivamente dal risultato che si vuole provare.
In questo caso egli commenta l’adeguatezza della formazione di governo in base alla sua supposta (solo in questo caso forse pecca di soggettività, in quanto pre-suppone) efficienza futura, dove per efficienza si intende la capacità di ottenere il massimo beneficio con il minimo dei costi (H.Simon (1947), Administrative Behaviour). Naturalmente, parlando di governo dello stato italiano, tale efficienza deve essere rapportata agli interessi generali dei cittadini italiani e non a quelli personali del primo ministro (in quest’ultimo caso l’efficienza diverrebbe sorprendentemente massima), di conseguenza ha ragione nel dire che questa formazione di governo è incompetente.
Sinceramente mi sembrano più faziosi sia il post che il primo commento che lo segue che l’articolo di Sartori.
1. non critico il fatto che sia “antiberlusconiano”, ma il modo ben curiosoo in cui lo è.
2. se il problema è la competenza specifica dei ministri, mi spiegate perché invece di fare le elezioni non facciamo un bel concorso internazionale, con vaglio di curriculum e tutto il resto? per quale ragione i governi li facciamo scegliere agli incompetenti cittadini, e non diamo almeno, che so, diritto di esprimere tre voti invece di uno a ogni professore universitario, e magari il diritto di voto non lo togliamo del tutto a operai, disoccupati e a tutti coloro che non hanno più della terza media? che ne capiscono loro di relazioni internazionali, problemi della sanità, economia? se al governo servono persone competenti, perché le facciamo scegliere agli incompetenti? (semplifico, e la metto sul paradosso, ma ci tornerò su)
Se c’è una cosa di cui dobbiamo ringraziare Berlusconi è di averci finalmente tolto dai piedi i ministri “tecnici” e la “società civile” (qualunque cosa essa sia).
@Francesco: Sono d’accordo con il paradosso che esprimi, credo però che il problema riguardi l’etica dell’amministrazione ed i principi di moralità di chi dirige la cosa pubblica, principi che garantiscono di conseguenza anche l’efficienza del servizio pubblico e sui quali c’è tutta una letteratura (per es. Classics of Administrative Ethics, vado a memoria). Per fare due esempi opposti: la Carfagna non ha alcun merito se non gli apprezzabilissimi calendari mentre Tremonti, uno che ha esperienza e che può anche essere considerato tecnico, ha fallito a 360 gradi dovendo anche dimettersi in precedenza. Se il presidente del consiglio avesse a cuore gli interessi degli italiani, non eleverebbe tali individui a figure onorevoli.
@Knut: il tuo commento non dice niente, è una sentenza populista e basta. Ti dovresti spiegare meglio, oppure sono io a non aver capito (questo lo aggiungo con falsa umiltà).
Pure io, caro Luigi, ti replico con falsa umiltà (evitandomi quindi qualsiasi commento sugli strafalcioni che hai infilato sulla buon’anima di Herb Simon e affini … vale la pena ricordare che il Parlamento non è l’ufficio tecnico di un Comune).
Da tempo in Italia si è diffusa l’idea secondo cui il produttore di scarpe si può occupare di politica, mentre il politico non sarebbe in grado di occuparsi adeguatamente di produttori di scarpe. Inutile dire che io sono figlio di un’idea diversa. So di essere minoranza in Italia, ma mi consolo sapendo di essere stragrande maggioranza in Europa (dopotutto nemmeno la patria della Bundesbank avrebbe fatto ministro un banchiere centrale … in Italia invece …)
@Knut: >Da tempo in Italia si è diffusa l’idea secondo cui il produttore di scarpe si può occupare di politica, mentre il politico non sarebbe in grado di occuparsi adeguatamente di produttori di scarpe.
Sapresti essere piu´ preciso? Questa frase ad effetto non mi dice niente, talmente complesso e´ il discorso del controllo pubblico del privato e viceversa, se e´ cio´ a cui ti riferisci (stavolta chiedo un sincero ragguaglio).
Nel frattempo aspetto che mi illumini anche sugli strafalcioni riguardanti Herbert Simon.
Non era una frase ad effetto. L’idea che un imprenditore (o un economista, un banchiere centrale, un medico, …) sia in grado di occuparsi della cosa pubblica meglio di un politico di professione è molto diffusa. Inutile dire che considero questo approccio non solo sbagliato, ma pure pericoloso. Ciccio nel post e nei commenti credo abbia spiegato bene dov’è il problema.
Quando a Simon, ho già scritto sopra: il Parlamento e il governo non sono un ufficio tecnico di un comune. A far funzionare bene la macchina burocratica statale ci pensano i dirigenti pubblici secondo le direttive definite dagli organi competenti (governo, regioni, …). I politici – by definition – fanno politica.
Mmm…onanismo mentale. Senza offesa si intende.
Secondo me ti devi rileggere quello che ho scritto. Prima dici che “il Parlamento e il governo non sono un ufficio tecnico di un comune” (btw, questo non c’entra niente con Simon) e poi affermi con più forza che sei per i politici di professione, ovvero per i tecnici della politica (essere politico di professione non richiede ignoranza a me pare, ma preparazione e, si spera, oggi, più tecnica che ideologia).
Se fosse come nel secondo caso, allora la pensiamo allo stesso modo. Dimmi però quanti politici di professione ci sono nel nuovo governo Berlusconi composto, appunto come scritto da Sartori, da veline ed affaristi.
Io sto dalla parte dei fatti elencati da Travaglio.
Hai una immagine curiosamente caricaturale del politico di professione, simile al Tremonti di Guzzanti (quello che passava le nottate con la calcolatrice a nastro a gridare “povca puttana, povca troia”).
Se al politico serve “più tecnica”, allora ha ragione Cundari a proporre un megaconcorsone per assegnare i posti di governo ai più bravi.
Voglio essere più chiaro: quanto ad incompetenza politica, non ci vedo molta differenza fra la ex-velina Carfagna e l’ex-banchiere centrale Padoa Schioppa.
Direi che quindi possiamo chiudere quì questa (inutile) discussione.
Si, chiudiamo qui, chè non finiamo più. Però paragonare la Carfagna con Padoa Schioppa e dire che sono incompetenti alla pari… Poi non ci lamentiamo se in Italia non c’è meritocrazia.
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Roma, 12 MAG (Velino) – Ai vertici del Pd non piace granche’ il Riformista. Tanto che preferirebbero meno citazioni dedicate al quotidiano arancione nella rassegna stampa di Radio radicale. È quanto si ricava da un paio di accenni fatti nel corso della rassegna stampa da Massimo Bordin, conduttore (dal lunedi’ al venerdi’) della rubrica e direttore della radio
se dovessimo applicare la misura neocorporativa proposta da Sartori – e in realta’ non e’ neanche quello: e’ un pastone postmoderno nel quale parla di competenza senza in realta’ mai definirla – scopriremmo che praticamente tutti i governi europei son formati da incompetenti.