Revisionismi
“Fossi nei panni del Partito democratico, più che di quello che ha scritto Famiglia Cristiana questa settimana mi preoccuperei di quello che ha scritto il Corriere della Sera ieri”. Così ha scritto oggi, sul Corriere della sera, Ernesto Galli della Loggia. E già come inizio non c’è male, ne converrete. Ma il bello viene dopo, quando Galli, dalla polemica sulla sostituzione dell’assessore Battaglia alla Regione Lazio – avete letto bene: dalla polemica su chi debba succedere all’assessore Augusto Battaglia, perché su questo verteva il fondamentale articolo che il Pd, fosse stato nei panni di Galli, avrebbe letto con apprensione – da questa conturbante vicenda, dicevo, Galli desume nientemeno che la seguente, inconfessabile verità: “Il problema vero del Pd (e dei politici cattolici che vi hanno eletto dimora), e dunque il pericolo vero per la sua unità, non è tanto rappresentato dalla pattuglia di parlamentari radicali eletti nelle liste del Pd stesso, tanto invisi a Famiglia Cristiana, quanto il feroce arroccamento dell’apparato tradizionale di provenienza Ds sulle sue posizioni di potere”. Ora. Prendete le cronache politiche di un giornale qualsiasi (compreso il Corriere) e prendete un articolo a caso tra tutti quelli usciti in proposito da almeno un mese a questa parte. Così, semmai fino a oggi vi fossero sfuggiti tutti gli altri, vedrete che l’intero vertice del Pd è stato recentemente (e ancora una volta) nominato dal segretario, e tutte le posizioni principali sono andate, o sono rimaste, a dirigenti dell’ex Margherita (specialmente popolari). A uno di loro dovrebbe andare la prossima settimana la presidenza del Pd e loro è il vicesegretario (Franceschini), il responsabile organizzazione (Fioroni), il responsabile comunicazione (Gentiloni). Su questo, com’è ovvio, non c’è giornale o giornalista che si sia sognato di sollevare il minimo dubbio; almeno fino a oggi, fino all’arrivo della nuova interpretazione di Galli, alla luce dell’ingiustamente trascurata vicenda dell’assessore Battaglia. Voi direte: ecchissenefrega? Galli della Loggia, evidentemente, non s’intende troppo di politica, pazienza. E invece vi sbagliate, perché non è sciatteria, ma purissima ideologia. L’articolo di Galli è un caso di scuola, che nelle scuole andrebbe fatto studiare. Per farla breve: il segretario di un certo partito che di cognome fa “democratico”, dopo una doppia e pesantissima sconfitta elettorale, alle politiche e a Roma, nomina l’intero (nuovo) organigramma, sulla base di una consultazione tra lui e altre quattro persone, consultate in qualità di capicorrente, stringendo un patto con loro (popolari e fassiniani, più spiccioli). Fino al giorno prima, la giustificazione di un simile andazzo era “l’emergenza” della campagna elettorale, che non permetteva di seguire lente e farraginose procedure democratiche nella selezione dei dirigenti e delle candidature. E adesso, qual era la giustificazione? Nessuna. Almeno, io non ne ho letta né sentita nessuna. Il Corriere, in compenso, ci spiega da tempo che Veltroni fa tutto questo per arginare l’offensiva delle “correnti” (intese come D’Alema) e degli “oligarchi” (sempre D’Alema). I popolari e i fassiniani nominati dal segretario, e le liste fatte con lo stesso metodo, non sono cosa correntizia e tantomeno oligarchica. D’Alema e i dalemiani, che non si sa bene nemmeno cosa facciano, ammesso che stiano facendo qualcosa, sono una corrente e sono pure oligarchi (nel nuovo vertice del Pd non ce n’è uno che si possa dire dalemiano nemmeno alla lontana, ma sono “oligarchi” lo stesso, immagino per diritto di sangue). Voi direte, un’altra volta: ecchissenefrega. E su questo sarei anche d’accordo con voi, infatti il punto non è questo. Il punto, come dicevo, è l’ideologia. Per questo l’articolo di Galli andrebbe fatto studiare nelle scuole: perché lì, in quel centinaio di righe, c’è tutto. Ma proprio tutto. C’è il Pd che deve “uccidere il padre” (un classico del pensiero mielista, ma ben radicato in tutto il nostro establishment accademico-finanziario-editoriale, a cominciare dal gruppo Espresso-Repubblica), come Paolo Mieli ed Ezio Mauro predissero – esortarono, minacciarono, fate voi – in un convegno del lontano dicembre 2005. E c’è, soprattutto, lo schema distorto che da quindici anni ossessiona quasi tutti i nostri maggiori commentatori: democrazia = burocrazia = potere degli apparati = correntismo = oligarchia. E tutte queste brutte cose, va da sé, sono un male che occorre estirpare con ogni mezzo, cominciando magari con le campagne di stampa a favore di sempre nuovi leader della società civile, o comunque sprovvisti di una reale (e autonoma) legittimazione democratica interna, dunque disponibili a smantellare ogni residuo di democrazia interna ai loro stessi partiti; così da smantellare ogni restante possibilità di una elaborazione autonoma e di un autonomo processo di selezione delle classi dirigenti da parte della politica. Di qui le campagne contro la “casta” e per la “meritocrazia”, in modo che anche qualora Rifondazione comunista dovesse prendere il 51 per cento dei voti, in un’Italia finalmente moderna e liberale, il professor Galli farebbe comunque il ministro della Cultura e Paolo Mieli sceglierebbe pure il segretario della Cgil e quello della stessa Rifondazione. Incarichi che immagino affiderebbe – rispettivamente – al professor Giavazzi e al professor Alesina (non per nulla hanno scritto un libro intitolato “Il liberismo è di sinistra”).
Sì, vabbe’, ma quando l’ammazzate, il Veltroni?
in un migliaio di tirate (tue) contro mieli che ho provato a leggere, è la pria volta che capisco di cosa parli
Quest’articolo è peggio di un panino con la mortadella alle 8 del mattino. Dalle mie parti si dice ‘stoppaccioso’ ;)
Un panino fresco di forno e mortadella appena tagliata fina alle otto del mattino non sono male. Quando andavo a scuola era la mia merenda preferita.
L’articolo di Galli, invece mi ha fatto lo stesso effetto che ha fatto a Cundari: il Mieli II° ha riempito il Corriere di profeti di luoghi comuni.
bravissmo Ciccio, ti stai riprendendo.