La sudditanza del cretino
Essendo prima caratteristica dell’intelligenza la capacità di cogliere il punto, direi che tutto il dibattito sulle parole di D’Alema a proposito degli elettori di centrosinistra più “acculturati” degli altri dimostra la scarsa intelligenza del nostro sistema dell’informazione. L’errore di D’Alema non era infatti nel dire quello che a voler essere pignoli non ha neanche detto, essendosi limitato a citare i soliti studi sulla composizione dei diversi elettorati divisi per fasce di età, sesso, posizione sociale, titolo di studio, frequentazione di edicole e librerie, e così via – cosa del resto non sorprendente, trovandosi alla presentazione di un saggio dedicato proprio a questo – studi che da circa quindici anni a questa parte, peraltro, dicono esattamente questo, e cioè che tra laureati e lettori abituali il centrosinistra prende più voti del centrodestra. L’errore di D’Alema stava semmai nell’affermare che governare senza il consenso di quella parte della società è particolarmente difficile, perché rappresenta la classe dirigente del paese. E nel parlarne in modo tale da accreditare anche solo l’ombra del sospetto che intendesse istituire un nesso tra cultura e intelligenza. Ora, lasciamo da parte il fatto che personalmente fatico a immaginare buona parte del nostro establishment con un libro in mano, e che non credo nemmeno che leggere giornali e libri significhi essere intelligenti – esattamente come andare in palestra non significa essere violenti – anzi, sinceramente, non penso nemmeno che aiuti (ritengo semmai che un cretino colto rappresenti per la società un pericolo molto maggiore di un cretino ignorante, così come un violento muscoloso è più pericoloso di un violento flaccido). Lasciamo da parte tutto questo e veniamo al punto: la mia impressione, rafforzata proprio dal dibattito in questione, è che sia vero l’esatto contrario. E cioè che non si può governare – anche ammesso che si vincano le elezioni – senza preoccuparsi innanzi tutto del consenso dei cretini. Il punto è che sempre di più, per ragioni che attengono alla struttura delle società moderne nel tempo della comunicazione di massa, alla specializzazione produttiva nel campo dell’informazione e dell’intrattenimento, alle nuove tecnologie e di sicuro a un sacco di altre cose, la battaglia per l’egemonia si basa sulla lotta per il controllo della produzione di luoghi comuni, frasi fatte e pregiudizi (in senso stretto, ma volendo anche lato) e insomma, in una parola, sulle idiozie. Nulla è più potente. Sarà per i tempi frenetici della vita di ognuno di noi, che non consentono di approfondire nulla al di fuori del nostro microspecifico quotidiano e dunque impongono di rivolgersi ad appositi spacciatori di formule facili e pronte all’uso da sfoggiare alla prima occasione – a cena, al bar, al lavoro – sarà perché i cretini ci circondano ovunque e ci impongono quotidianamente le loro opinioni, sarà per quello che vi pare, ma il fatto è che controllare il fiume di scemenze su cui si articola la grande conversazione del paese con se stesso, dal talk-show di prima serata fino alla fermata dell’autobus, rappresenta ormai il cuore della partita per il consenso. Il problema di fondo che spiega l’attuale condizione di esigua minoranza della sinistra in Italia, pertanto, non è che siamo pochi perché i cretini, che sono tanti, stanno tutti dall’altra parte; ma che siamo pochi perché persino i nostri cretini ripetono cretinate altrui, ripetono cretinate che non sono le nostre. La tradedia, secondo me, è che abbiamo lasciato sguarnito il fronte decisivo. Basta guardare i gruppi dirigenti: la partita non la perdiamo nel girone degli intelligenti, dove giochiamo più o meno alla pari, ma nel girone dei cretini, dove i nostri cretini vengono quotidianamente, letteralmente stracciati dai cretini avversari.
sfondare al centro dei cretini.
ti ho capito, sai, che parli della madia e della carfagna
A conferma che non hai detto stronzate …
“[…]Se votassero solo quelli che leggono i giornali, non ci sarebbe partita. Non parliamone se votassero solo quelli che leggono i libri. Ma siccome vige il suffragio universale, state attenti: è nella fascia meno acculturata che sfonda la destra. Tocca a voi [amministratori locali, ndr] recuperarla” (Massimo D’Alema, 29 marzo 2008).
http://www.corriere.it/politica/08_marzo_30/D_Alema_e_lo_slogan_di_Walter_9adf4856-fe32-11dc-a6ac-00144f486ba6.shtml
il problema é che i «nostri » cretini a differenza dei loro sono convinti di non esserlo e quindi fanno molti piú danni.
Manca loro la coscienza di classe :-)
da uomo intelligente hai colto il punto
Penso che chi è di sinistra si ritenga mediamente più informato e colto perchè chi è di sinistra tende a confondere l’informazione con la propaganda ed a prendere l’indottrinamento per cultura.
Va da sè che D’Alema si sia subito messo dalla parte degli intelligenti, e vai a sapere in base a quale delle sue eccezionali azioni da statista lui si escluda dalla categoria dei cretini (sarà stato il capolavoro della bicamerale?)
Forse sarò un cretino, tuttavia mi sembra ovvio che abbia più successo il cretino che si occupa dei propri interessi di quello che vorrebbe occuparsi di quelli di tutti…. Questo, finchè dura… Del resto, poco tempo fa, quasi tutti volevano essere balilla e caporioni, poi abbiamo visto come è andata.
No, knulp: è stato il capolavoro di Beirut.
bebop
“Un gobbo non vede la sua gobba” (proverbio cinese)