Dal fiero pasto
Dovendo scriverne sul giornale di domani, da lavoratore coscienzioso, per prima cosa sono andato qui e ho diligentemente trascritto, parola per parola, quello che Vincenzo Cerami ha effettivamente detto su Gramsci, alla “Festa democratica” di Firenze, replicando all’elogio che ne aveva appena fatto Sandro Bondi. Ecco il testo:
“Guarda io ho fatto colazione, pranzo e cena per trent’anni con Gramsci, quindi se per un momento ci prendiamo una pausa da Gramsci, questo male senz’altro non ci fa. Però bisogna pur partire dal principio che c’è dietro uno iato potente, c’è dietro di noi un vuoto, cioè noi dobbiamo per forza di cose guardare avanti perché da dietro noi non abbiamo più da prendere nessun insegnamento, non c’è nulla che noi possiamo portarci da dietro davanti, in questo mondo che è completamente bidimensionale, che è sincronico, in questa società, appunto, mucillaginosa, in cui ci troviamo. Dobbiamo cercare di capire questo: noi abbiamo un problema di identità pesantissimo, molto pesante, e lo vediamo anche… che ha dei… che ha addirittura dei risvolti politici ed elettorali questa mancanza di identità… questa ansia di identità, per cui noi adesso dobbiamo ricostruire le identità a livello culturale, ma non facendo… come dire… non ricadendo nelle identità campanilistiche d’un tempo, che sono smorte, non nello zinalino o nei grembiulini perché la scuola deve creare i ragazzi tutti diversi, uno diverso dall’altro, perché siamo tutti diversi, e noi dobbiamo conquistare questo senso critico nei confronti della realtà e lì noi ci riconosciamo”.
Questo cose portano voti.
Eh, se ne portano.
cappero, io ho sempre detto “sinalino”
quando, tra le cose del passato, ci lasceremo dietro pure il veltronismo?
Non fa una grinza: lasciamo Gramsci a Bondi e prendiamoci un pensatore moderno, uno nuovo, uno che ha la visione delle cose. Chessò, un Briatore, ecco…