Dalemiani
La sua idea è sempre stata questa: il mondo si può dividere anche (ma lui ha sempre inteso soprattutto) tra chi balla e chi non balla. I primi sono gentucola, i secondi sono padroni delle cose. Chi non balla conserva lo sguardo d’insieme, la visione generale di quel che succede. Osserva tic e debolezze e valuta nei movimenti degli altri l’intima coerenza e in ciò rinviene l’attuale spirito del mondo.
Il resto qui (ci sarebbero poi molte considerazioni filosofiche, politiche, etiche ed estetiche da fare, a proposito dell’autore della citazione e del rapporto tra la sua attuale posizione politica e il libro da lui citato; considerazioni d’indubbio interesse per il paese e per l’umanità, che non faccio solo perché il libro gliel’ho prestato io, perché l’autore del libro e l’autore della citazione sono entrambi amici miei, e insomma tutto questo potrebbe portare a molte altre considerazioni filosofiche, politiche, etiche ed estetiche sul mio conto, quindi la chiudo qui, la parentesi e la considerazione).
si dice che l’autore della citazione e quello che cita la citazione siano al lavoro sul seguito del libro in questione, che s’intitolerà “mai al 34 per cento”.
Schematizzazione per schematizzazione, ti si potrebbe rispondere così: che uno passa tutto il periodo delle feste delle medie a non ballare, perché non sa ballare, perché non ne ha il coraggio, perché si sente goffo e sgraziato, perché tanto quella del primo banco non vuole ballare con lui; e poi passa il resto della vita a conservare lo sguardo d’insieme, la visione generale di quel che succede, a osservare tic e debolezze, a rinvenire lo spirito del mondo, a (pensare di) decidere dove e quando ballino gli altri; e in definitiva, a costruirsi giustificazioni a posteriori per il fatto di non aver ballato alle feste delle medie, e a cercare di lenirne il rimpianto.
(firmato: uno che ballava poco e male, e soprattutto aspettava pateticamente il gioco della scopa)