Questioni morali
A me non piace il modo in cui la maggior parte dei giornali racconta la politica. Quel modo fatto di giudizi morali sommari, invettive, irrisione, pochissimi fatti (e perlopiù imprecisi o distorti). Quel modo tipico di chi non fa appello all’intelligenza del lettore ma alla sua reazione emotiva, non cerca la contraddizione nelle cose ma al contrario ne rimuove ogni traccia, perché le contraddizioni complicano, mentre le “scelte morali” di cui parlava ieri Eugenio Scalfari, tanto per fare un esempio, richiedono confini netti, colori accesi, distinzioni semplici: di qua il bene, di là il male. Ecco, io penso che tutto questo non solo faccia male al dibattito pubblico e ai nostri intellettuali, che sui giornali scrivono e che ai giornali si abbeverano con sempre minore spirito critico; non penso solo che sia diseducativo per l’opinione pubblica in generale e per la sinistra in particolare – perché di manicheismo si può anche morire, e della morte peggiore: in preda al delirio – ma penso pure che questo modo di fare informazione, e a volte battaglia politica travestita da informazione, sia assai discutibile innanzi tutto sul piano etico. Per questo non mi piace Scalfari quando evoca scelte morali a proposito dei presunti misfatti della corrente dalemiana, peraltro tra molte inesattezze; non mi piace Francesco Merlo quando dipinge Riccardo Villari come “un topo che da tutta la vita aspetta il suo pezzo di formaggio” (e tutta la sua vicenda come “fradiciamente democristiana”); non mi piacciono quasi mai gli articoli di Giuseppe D’Avanzo e non mi è piaciuto neanche il suo articolo di oggi, in cui se la prende con quello che definisce sprezzantemente un “demi-monde mediatico”, in cui peraltro mette dentro persone diverse, che la pensano diversamente su molte cose e che evidentemente ai suoi occhi sono accomunate semplicemente dall’avere ciascuna un blog – che è un po’ poco, ne converrete, per accomunare chicchessia.
È troppo rozzo definirla superiorità antropologica della razza di sinistra? Non c’è un solo fatto da te citato che non me ne faccia sentire la puzza.
Se la tua battaglia politica è perdente (Scalfari è un caso di scuola), se anche quella giudiziaria sta poco bene, e D’Avanzo (non avendo neanche un pompino di Berlusconi da sbobinare) si riduce a scrivere cose simili beh, o hai argomenti…..o te la cavi con la morale ;-)
Quelli un po’ più furbi, apprezzate le circostanze, si sono messi a scrivere libri criticando tutto quello che hanno sostenuto sui giornali negli ultimi 15 o 20 anni. Fanno una figura di merda ma fingono di non saperlo, ostentano intellettual-distacco e portano a casa un po’ di soldi.
Tanto per dire, ma un giornalista che volesse parlare di economia….come fa? E se uno volesse fondare un giornale economico, che ce la racconti giusta, come fa? Magari venderebbe pure, ma se ha i soldi è già nel salotto con gli altri, e si fa i fatti suoi, e se non li ha non li prende certo dalle banche, partecipate da tutti gli altri “editori”. Sbaglio?
E allora tanto vale fare un figurone dicendo che NOI le tasse le paghiamo, NOI abbiamo fiducia nella magistratura, NOI accogliamo i migranti.
Ah, e sui blog ha ragione D’Avanzo, anche a me sembra un tratto distintivo di facili costumi. È stata una bella intuizione la sua, lo definirei un Lombroso dei nostri tempi, un iLombroso :-)
Francesco, il tuo discorso è condivisibilissimo nel metodo e in buona parte del merito. Ma non e’ un problema solo di Repubblica o sbaglio? Perche’ non citare, chesso’, anche il Foglio. Che, va da se, incarna uno dei manicheismi possibili. Che cosa c’era di piu’ manicheo, per dire, della battaglia culturale (e fallimentare) intorno al creazionismo nel nostro paese?
Infatti mi pare di avere scritto, alla prima riga, che “A me non piace il modo in cui *la maggior parte dei giornali* racconta la politica”.
Ok, e le restanti 15?
A me, cosi’, d’acchitto, sembra piu’ un post contro Repubblica e un suo tic. Con ragioni piu’ che fondate, eh? ma contro Repubblica. Poi saro’ io a pensare male.
E’ perfetto purchè il discorso non voglia portare ad una visione talmente distaccata e disincantata delle cose da non permettere più vedere un oggettivo bene ed un oggettivo male.
Ho un po’ il timore che il tuo ragionamento possa finire passando attraverso altre vie con un: “tanto sono tutti uguali..”
Essere asettici non credo voglia sempre dire essere giornalisti migliori.