Album di famiglia
Certo, è la memoria di un testimone e non un documento di storia, ma chi vorrà studiare la strategia della tensione in Italia tornerà a leggere con interesse i vividi ritratti di Junio Borghese e di Evola, o il resoconto dell’intervento di un giovane Rauti nella sezione di Colle Oppio alla vigilia delle elezioni del ’53, che, in base al racconto di Salierno, auspicava una serie di attentati nelle piazze, nei magazzini, nelle linee ferroviarie per creare le condizioni di un golpe fascista. Quel Rauti, oggi ottuagenario, rinviato a giudizio per concorso nella strage di Piazza della Loggia del 1974. Il libro si trasforma in una rara testimonianza che scopre le radici dell’oltranzismo neo-fascista, una realtà multiforme e ambigua che è vissuta dentro e fuori il Msi, un partito ove si è combattuta una dura battaglia per emarginare, contenere, gestire quell’area gravida di drammatiche conseguenze per la storia d’Italia. Sarebbe ora che quanti oggi sono al governo del nostro paese e in gioventù hanno militato nel Msi affrontino questo passato con un atto di coraggio e senza reticenze. Si preferisce, invece, un velo di rimozione, una strabica indulgenza, un impasto di vittimismo e di orgoglioso autocompiacimento, un indistinto senso della comunità che alimenta la duplice retorica della «guerra civile» e dei «cuori neri». E così Salierno ci restituisce un album di famiglia, che nessuno però vuole sfogliare.
Miguel Gotor sulla Stampa di ieri.