Il Cav. vuole più poteri per il premier e meno delfini dentro il partito
Roma. Le voci secondo cui Silvio Berlusconi sarebbe tentato di abbandonare l’idea del partito unico per tornare a Forza Italia e Alleanza nazionale appaiono esagerate. E forse esagerate ad arte, affinché gli alleati non tirino troppo la corda. Certo sull’umore del Cav. hanno pesato i sondaggi che danno il Pdl sotto la somma di An e Forza Italia – a vantaggio della Lega – nonché i “cavilli” di An sullo statuto. Tanto più quando ha sentito parlare di probiviri (“Dovrei avere a che fare coi tribunali pure nel mio partito?”, è sbottato), peraltro negli stessi giorni in cui i giornali aprivano con le critiche di Gianfranco Fini al governo sull’uso della decretazione d’urgenza e della mozione di fiducia. “E’ veramente importante – ha detto ieri Berlusconi alla trasmissione ‘Malpensa, Italia’ – arrivare nel corso della legislatura a un cambiamento dell’architettura istituzionale italiana, che fa del presidente del Consiglio la quarta carica dello stato”. E nel caso il riferimento al presidente della Camera Fini (terza carica dello stato) non fosse ben chiaro, ha aggiunto: “L’unico strumento che abbiamo, e per questo veniamo criticati, è il decreto”. Pertanto, dire che in Italia il premier è un dittatore è una “stupidaggine colossale”.
La discussione sul governo si confonde così con quella sul partito (in proposito, Fini aveva parlato di una deriva “cesarista”). Sul Pdl, però, nessuno vuole tornare indietro, assicurano in Forza Italia. E il problema del Cav. non è certo lo statuto. “Quello che infastidisce, semmai, è il ritornello sulla ‘diarchia’ portato avanti da An”. Un’irritazione che ora l’alleato sembra però intenzionato a placare. Sull’ipotesi di primarie per la guida del Pdl, ad esempio, Maurizio Gasparri risponde accennando alle ricerche finanziate da Berlusconi per allungare la vita a 120 anni. Ragion per cui, conclude, possiamo già fissare la data “per il 2069”. (il Foglio, 24 gennaio 2009)