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Leggere Gramsci a Teheran

13/02/2009

Per il suo ottantacinquesimo compleanno (auguri) l’Unità ha ripubblicato ieri uno scritto di Antonio Gramsci “dedicato a un tema molto attuale: l’indifferenza”. Così almeno lo presenta a pagina tre, giusto accanto alla rubrica di Marco Travaglio, mentre a pagina due Concita De Gregorio parla dell’“Italia dei favori”. E proclama: “Esiste un’altra Italia, lo scriviamo ogni giorno”. Altra da quel “paese di truffatori dove si ruba su tutto”, dove “farsi favori reciproci, pacca sulla spalla e a buon rendere, è la norma. Succede a destra, succede a sinistra”.
Non stupisce che a destra, nella pagina accanto, ci sia Travaglio. Stupisce che ci sia Gramsci, che non se la prendeva, genericamente, con “l’indifferenza”. Il suo non era certo un elogio dell’altra Italia e della società civile, incontaminata da quel “farsi favori” che “succede a destra, succede a sinistra”. Basta leggerlo: “Non partecipare attivamente alla vita collettiva, cioè alla vita statale (e ciò significa solo non partecipare a questa vita attraverso l’adesione ai partiti politici ‘regolari’), significa forse non essere ‘partigiani’, non appartenere a nessun gruppo costituito?”. Niente affatto. “Significa che al partito politico e al sindacato economico ‘moderni’… si ‘preferiscono’ forme organizzative di altro tipo, e precisamente del tipo ‘malavita’, quindi le cricche, le camorre, le mafie, sia popolari, sia legate alle classi alte”. Proprio così: “Sia popolari, sia legate alle classi alte”. Oggi diremmo: ai salotti buoni. Fenomeno senza dubbio ancora “molto attuale”. Succede a destra, succede a sinistra. (il Foglio, 13 febbraio 2009)

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