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Tremonti fa per sé

14/02/2009

Roma. Negli ultimi tempi si è prestata grande attenzione ai rumorosi segnali di dissenso provenienti ora da Gianfranco Fini, ora da Umberto Bossi, specialmente durante lo scontro con Giorgio Napolitano sul caso Englaro. Minore attenzione è stata invece prestata ai segnali di uno smarcamento non meno significativo, ancorché felpatissimo: quello di Giulio Tremonti. Dalla crisi economica mondiale alla politica interna, rispetto alla sua maggioranza, il ministro dell’Economia sembra infatti giocare in proprio, con proprie analisi, propri obiettivi polemici e persino un proprio lessico. “Ci sono molti deficit nelle banche – ha detto ieri intervistato dal Tg1 – ma quello che serve soprattutto non sono più capitali, sono più regole e più principi”. Un segnale piuttosto chiaro sulle sue intenzioni, per tutti gli istituti in difficoltà. Sul caso Englaro, invece, non una parola è venuta in questi giorni di scontri durissimi dall’autore de “La paura e la speranza”, dal teorico del ritorno ai valori, a differenza di tanti suoi colleghi. Una distanza emersa anche dopo la sigla dell’accordo con le regioni sugli ammortizzatori sociali. “E’ un evidente successo del governo… mentre la sinistra massimalista, con lo sciopero indetto oggi dalla Cgil, cerca irresponsabilmente lo scontro sociale”, dichiara Fabrizio Cicchitto. “Dobbiamo riconoscere il ruolo costruttivo, dialettico e fortemente responsabile delle regioni”, dice Tremonti. E ancora in questi giorni, è un suo breve saggio sulla crisi economica ad aprire la rivista della fondazione dalemiana ItalianiEuropei, dove il ministro tesse l’elogio della partita doppia e della preminenza del conto patrimoniale sul conto economico. “Il conto patrimoniale è il mondo dei valori – scrive – un mondo in cui vedi la struttura, la storia, l’origine, il presente e il futuro di una società, e anche la sua missione industriale e morale”. Parole che certo non stonano sulle labbra del ministro che oggi, dopo anni di scontri, ha fatto delle fondazioni bancarie il perno della sua strategia di svilppo, innanzi tutto attraverso la Cassa depositi e prestiti (a partire da piano casa e infrastrutture). Ma se il capitalismo “vira sul conto economico e cessa di essere orientato nella logica della lunga durata”, ecco che prende forma un capitalismo di tipo “take away: estrai ricchezza dal conto patrimoniale, saccheggi i valori che ci sono dentro e li porti fuori”. Parole che certo non stonano sulla rivista di Massimo D’Alema. (il Foglio, 14 febbraio 2009)

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  1. 17/02/2009 16:35

    Ieri sul Messaggero sbirciavo un titolo in cui Tremonti dava ragione a Prodi su qualcosa ma poi non ho approfondito (insomma, l’unica era fregare il giornale al vicino in aereoporto, non mi pareva il caso).

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