Paure referendarie
Roma. Votare “sì” al referendum per poi cambiare la legge in Parlamento – posizione che il Pd si appresta ad assumere nella prossima direzione – va bene, ma a una condizione. E cioè che si dica prima come la si vuole cambiare, con “una discussione sul merito, senza furbizie e giochini tattici”. A dirlo è Beppe Fioroni, convinto che altrimenti si darebbero agli italiani “due fregature con una scheda sola”. Invece di cancellare la “porcata” di un Parlamento di nominati, si darebbe il potere di nomina “addirittura a due sole persone” (prima fregatura), cambiando l’assetto del sistema politico da bipolare in bipartitico, e “senza dirlo prima agli italiani” (seconda fregatura). Quella legge sarebbe “ridicola” e “peggiore dell’attuale” anche per Gianclaudio Bressa, che tuttavia sostiene l’utilità del referendum come “innesco” di una riforma da completare in Parlamento. Una linea, questa del “sì per la riforma”, che nel Pd sembra raccogliere ormai un consenso quasi unanime, tanto più dopo che per il “sì” si è schierato anche Massimo D’Alema, fautore del sistema tedesco e da sempre contrario al bipartitismo. Ma è proprio sicuro che dopo la vittoria del “sì”, dati gli attuali rapporti di forza, a Berlusconi non converrebbe far saltare tutto e correre a elezioni anticipate, con una legge che potrebbe dare la maggioranza assoluta al solo Pdl, per di più nella legislatura che dovrà eleggere il nuovo capo dello stato? Questo è il dubbio che comincia a diffondersi nel Pd. E probabilmente è anche il motivo per cui Fioroni chiede una posizione chiara prima del voto. E non è il solo. “La posizione che assumeremo – dice Nicola Latorre – dipenderà dalla possibilità di costruire un ampio schieramento che si impegni a varare una precisa riforma della legge elettorale, innanzi tutto recuperando il rapporto tra eletto ed elettore che la legge Calderoli ha cancellato e che quella che uscirebbe dal referendum non restituirebbe ai cittadini”. Schieramento (e impegno) che ovviamente dovrebbero manifestarsi prima del voto. “Altrimenti, schierarsi comunque per il ‘sì’, dicendo che poi si cambierà la legge, ma senza dire e senza nemmeno sapere come e con chi, significherebbe imboccare una strada molto, ma molto pericolosa”. Non possiamo passare “dal porcellum all’imbroglioncellum”, sintetizza Fioroni. Perché il pericolo, adesso, è che la prima vittima dell’“imbroglioncellum” sia proprio il Pd. (il Foglio, 15 aprile 2009)