Con W. o contro W.
Roma. Nel Partito democratico non mancano i refrattari al bipolarismo congressuale, a un dibattito “sulle persone invece che sulla politica”, dominato dallo scontro tra veltroniani e dalemiani. Nonostante la pesante discesa in campo dell’ex segretario a favore di Dario Franceschini – o forse proprio per questo – in molti continuano a sperare in una mediazione. Di qui le voci su Massimo D’Alema, che lo descrivono sempre sul punto di scaricare Pier Luigi Bersani, ora per candidarsi al suo posto, ora per fare il presidente del partito in accordo con Franceschini, ora per fare l’una o l’altra cosa in accordo con Franco Marini. Almeno fin qui, però, la vocazione maggioritaria dei due candidati ha avuto la meglio su ogni ipotesi di mediazione e le assise di ottobre sembrano incentrarsi proprio sullo scontro tra Franceschini e Bersani, con le rispettive mozioni ad assumere il ruolo della coalizione di governo da un lato (inteso come governo del partito, prima con Walter Veltroni e ora con Franceschini) e di quella di opposizione dall’altro (Bersani, D’Alema, Enrico Letta e una parte almeno degli ulivisti, cioè tutti coloro che la linea della maggioranza hanno sempre criticato).
“Bersani ha un’idea del Pd vincente”, ha dichiarato ieri D’Alema. Quanto alle voci sulla sua tentazione di scaricare l’ex ministro dello Sviluppo, la risposta è netta: “Non intendo candidarmi e non partecipo a questo dibattito”. A sentire D’Alema, la domanda su possibili cambi di formazione va rivolta altrove. “Si dice che Franceschini si ricandiderà – osserva – vedremo, finora non ha annunciato nulla”.
Il secondo colpo al partito della mediazione è arrivato però dallo stesso Franceschini. “Il successo di Debora Serracchiani, ma anche di tante altre personalità della società civile come David Sassoli e Rosaria Capacchione – ha detto il segretario al Gazzettino – sono il segnale che il Pd ha visto giusto candidandoli… E’ necessario continuare su questa strada, lavorando per un ricambio della classe dirigente che ci porti fuori dalle vecchie logiche che troppo spesso hanno fatto da zavorra”. Il punto, naturalmente, non è che Rosaria Capacchione non sia stata eletta, essendosi piazzata ottava, con circa metà delle preferenze raccolte dal bassoliniano Andrea Cozzolino, o che all’indomani del voto abbia accusato il partito di non averla sostenuta. Il punto è il segnale che Franceschini ha voluto mandare (e in questo senso, semmai, appare significativa la svista sul “successo” della Capacchione). Il risultato di Sassoli e Serracchiani, entrambi già arruolati all’iniziativa veltroniana del 2 luglio, come modello per un Pd che deve liberarsi dalla “zavorra” delle “vecchie logiche”. Non per nulla, esattamente questo è il senso dell’endorsement di Veltroni: il congresso come sfida definitiva tra vecchio e nuovo, tra chi vuole “tornare indietro” e chi vuole “andare avanti”.
E così, anche grazie ai loro ingombranti e tanto bistrattati padrini, i candidati saranno costretti ad affrontare quella discussione troppo a lungo rimossa sulle scelte di questi anni, dalla “vocazione maggioritaria” (e dall’idea di un sistema tendenzialmente bipartitico) a un programma di riforme economico-sociali d’impronta sostanzialmente giavazziana. Secondo Veltroni e Franceschini, se quella linea non è stata vincente la colpa è del morto (il vecchio, le correnti, gli apparati) che ha afferrato il vivo (il nuovo, lo spirito del Lingotto, il partito aperto) e la soluzione è liberarsi una volta per tutte del morto. Secondo Bersani e D’Alema, è il nuovismo che ha ammazzato il vivo (il partito, la sua identità, il suo insediamento) senza avere un altro modello efficace con cui sostituirlo, che non fosse il “modello americano” della destra (bipartitismo e presidenzialismo, partito del leader, prevalenza della rappresentazione mediatica sulla rappresentanza sociale). Una discussione che a questo punto appare quanto mai utile, opportuna e salutare. (il Foglio, 18 giugno 2009)
Beh, se solo fosse affiancata da una bella discussione sui programmi,
Sapete… quelle cosuccie tipo legge 30, servizi pubblici, politica estera, bagattelle da niente no?