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Per prima cosa devo confessare un pregiudizio positivo, che nutro per tutte le cose nuove (quel che non sopporto è la retorica del nuovo, del rinnovamento e dell’innovazione, che è cosa vecchissima) e soprattutto per le cose nuove che si fanno (invece di domandarle sempre ad altri, con l’aria di chi ha ordinato da un pezzo e aspetta di essere servito del suo nuovo giornale, del suo nuovo partito o del suo nuovo paese prima che gli passi l’appetito). Dopodiché, in questo Post, ci sono cose mi piacciono e altre che mi convincono meno, ma è presto per giudicare. Giornali (e affini) sono organismi viventi: più che come nascono, bisogna vedere come crescono. A questo qui, personalmente, auguro di sfuggire subito il rischio dell’anemia, che è la peggiore tra tutte le malattie che simili organismi possono contrarre nell’infanzia, e di non diventare mai un bravo bambino, bello e buono, magrolino e beneducato, noioso e depresso. Gli auguro invece di diventare presto grande e grosso, allegro e cattivo, come sono spesso i bambini felici. Anche perché di bravi bambini che fanno tutti i compiti e poi li sanno anche ripetere, in questo campo, ce n’è abbastanza.
Un bravo bambino, bello e buono, magrolino e beneducato, noioso e depresso, che fa tutti i compiti e poi li sa anche ripetere, se non frequenta cattive compagnie, rimane tale anche da grande.
le cattive compagnie sono fondamentali, non c’è dubbio.
però nei cosiddetti “estrosi” a me è capitato molto spesso di trovare il vuoto, bambini o adulti che fossero