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C’è in giro un signore che da un po’ di tempo se ne va a spasso per blog, intrufolandosi nei commenti per spiegare al mondo che razza di mascalzone io sia. Non è cattivo, intendiamoci, ma ce l’ha molto con D’Alema, con i dalemiani e con i relativi complotti. Si chiama Sandro. Cercate di non essere troppo duri con lui, anche perché, se gli si fa notare come nelle sue argomentazioni dimentichi spesso di mettere gli argomenti, è capace di replicare con la massima naturalezza cose come questa:
Libero tu di considerare imbarazzanti le mie argomentazioni, per carità. E può darsi che io sia un pessimo avvocato e tu invece un eccellente retore. Ma temo che se le leggi sulla libertà di stampa si facessero seguendo la logica di Cundari e D’Alema, sia tu sia io avremmo ancora meno chances di argomentare di quante ne abbiamo adesso.
Il motivo per cui ne parlo è che ha anche un’altra strana mania, e questa devo dire sinceramente che mi secca un po’. Mentre se ne va in giro per blog a spiegare quali “sesquipedali sciocchezze” io dica (“sesquipedale” è uno dei suoi aggettivi preferiti, lo riconoscerete subito), da un po’ di tempo ha preso infatti la sgradevole abitudine di riassumere in un modo tutto suo il senso di quello che scrivo, virgolettandolo. Non il senso di qualcosa che io abbia detto a lui o a chiunque altro a voce, capiamoci, ma proprio di quello che ho scritto, che sta lì disponibile in rete e che sarebbe tanto più semplice copiare e incollare. Ancora più curioso è il fatto che dopo avere liberamente virgolettato il mio presunto pensiero, mica si limita a replicare, ma ne offre addirittura un’interpretazione psicologica.
Dietro il lapsus di Cundari c’è, cosciente o meno, tutta la subcultura dalemiana piena di odio contro i giornalisti, contro quelli che non scrivono a bacchetta.
Lo ripeto, non è cattivo. E’ chiaro che ha un problema irrisolto con D’Alema, e uno temo irrisolvibile con il nesso di causa-effetto, ma sono sicuro che al di fuori di questi argomenti è una persona squisita. Il suo odio per Berlusconi e persino la sua idiosincrasia per D’Alema sono niente, tuttavia, in confronto al sentimento di autentica repulsione che suscita in lui il principio di non-contraddizione.
Di questo si parla, se non si vuole fare gli ipocriti all’infinito: dei deficit paurosi che parte della sinistra ha, quanto la destra, in tema di libertà di stampa e di tolleranza. Sarà poi un caso che D’Alema è quello che definiva i giornalisti “jene dattilografe” e che faceva causa pure ai vignettisti? Sarà un caso che il governo precedente aveva preparato una legge schifosa quasi quanto questa, e che Cundari l’ha riesumata prontamente sul Foglio?
Ebbene sì, questo devo proprio confessarlo: giorni fa, in un articolo uscito segretamente sul Foglio, ho proposto a Berlusconi di ritirare la famosa “legge-bavaglio” e di ripresentare al suo posto la legge Mastella, votata a suo tempo da tutto il centrosinistra, Italia dei valori compresa. Sinceramente, mi era sembrata una buona idea (e tale continua a sembrarmi). Certo posso capire che ai sostenitori della “legge-bavaglio” non piaccia più di tanto. E anche che il consenso di Giuliano Ferrara possa giustamente insospettire chi passi il suo tempo a immaginare congiure dalemiane dietro ogni angolo. Come però mi si possa accusare di volere subdolamente difendere la “legge-bavaglio” e al tempo stesso complottare per sostituirla con un’altra (per giunta, votata a suo tempo persino dai dipietristi) è una cosa che supera la mia capacità di comprensione. Sarà perché, come mi diceva il buon Sandro quando ancora aveva la cortesia di distorcere il mio pensiero in mia presenza, evidentemente io ragiono per convenienza, perché così mi hanno insegnato, mentre lui ragiona per convinzioni. Se vi capita di incontrarlo, vedete però se vi riesce di convincerlo anche a svagarsi un po’. Come dice spesso un mio saggio collega, la fissazione è peggio della malattia.
P.S. Dimenticavo una cosa importante: quando siete con lui, non mettete mai in discussione l’attendibilità dei sondaggi dell’Espresso o le conclusioni che a lui piace trarne, per nessuna ragione. E’ una cosa che non dimentica facilmente.
Eddai Francesco fai il bravo:, per me la vicenda era già strachiusa, se non che il tuo omonimo Costa l’ha riaperta sul Post prendendosela con me e credo che fosse un mio diritto commentarlo, non ti pare?
Vedi io a questa polemica ho dedicato un solo post sul mio blog, e per il resto mi sono limitato a rispondere nei commenti nel blog tuo e in quello di Costa. Tu sei già al quarto o al quinto post, più il pezzo sul Foglio: e sarei io quello fissato?
Dai rilassiamoci. Credo che abbiamo scocciato tutti e tra l’altro ti assicuro che, specie in questi giorni, ho parecchio altro a cui pensare.
Mi auguro infine di poter prendere serenamente un caffè con te, una volta, e chiuderla lì anche di persona.
Ciao
Sandro,
quello che “si intrufola” nei commenti (ma non le chiamavamo conversazioni on line?)
adesso però basta. è un dibattito da ubriachi, e tu hai di meglio da fare che incistartici. (sì, lo so che non hai niente da fare, ma anche niente è meglio di questa ridicola discussione.)
sonc, sistah, gli dispensiamo uguàluguàli reprimende (e senza saperlo)
no, no, continuate. sono disposto anche a pagare il biglietto, abbonamento, la mediaset Premium, quello che vi pare. ho scritto Mediaset ?
Io non credo che sia un dibattito da ubriachi. Non più di molti altri che si sentono e leggono. France’, sottoscrivo pure le virgole.
Cari Cundari e Gilioli
Credo abbiate dato entrambi una pessima prova di come utilizzare i blog.
Lei, Cundari, le “fregnacce” che Gilioli le ascrive le ha scritte. Se qualcuno le definisce tali, amen. Non se la prenda. E’ il blogging, bellezza. Non ho apprezzato per nulla il tono vittimistico dei suoi interventi.
Lei ha scritto anche delle grosse inesattezze, dimenticando che non tutto oggi e’ pubblicabile sui giornali e la privacy e’ gia’ tutelata dalla legge. Travaglio ha spiegato molto bene la questione, e rimando al suo blog (del 24/05).
Gilioli, io sono d’accordo con lei sul fatto che Cundari ha scritto un sacco di fregnacce (su questi e tanti altri argomenti). Pero’ non si e’ sforzato molto di argomentare. Si e’ fatto portare dalle visceri, e il risultato e’ stato che Cundari ha avuto buon gioco a farla passare da troll (perche’ un po’ troll e’ stato). Cundari sara’ pure dalemiano, ma sono fatti suoi e ha ragione a chiedere risposte nel merito.
Aggiungerei: rispondere a Gilioli e’ stato semplice, a quei lettori che argomentavano no, e infatti lei, Cundari, ha risposto poco o in maniera parziale.
Arrivederci