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In difesa del compagno Ceccanti

07/07/2010

La polemica del Fatto sull’emendamento Ceccanti segna senza dubbio una tappa importante nel lungo e doloroso processo di emancipazione dal senso del ridicolo che caratterizza questa fase terminale della nostra Seconda Repubblica. Leggere per credere.

Ora, se smettete di ridere per un momento e mi state a sentire, vi vorrei spiegare perché in tutto questo, secondo me, si nasconde un problema serio. Nel merito della vicenda, potete leggere quanto ne scrive lo stesso senatore Ceccanti sull’Unità di oggi. Il punto però non è tanto in una banalissima questione di tattica parlamentare. Per chi non lo sapesse, Stefano Ceccanti fa parte, con Giorgio Tonini e pochi altri, di quel piccolo gruppo di cattolici provenienti dalla Fuci venuto in prima linea con la segreteria di Walter Veltroni, del quale sono stati – e per quanto ne so io sono ancora – tra i più stretti collaboratori e alleati, per non dire gli ideologi, almeno in alcuni campi. Per farla breve, dire come fa ora Dagospia, sulla scia del Fatto, che un emendamento di Ceccanti possa essere lo strumento di una manovra per mandare Massimo D’Alema al Quirinale è un po’ come dire che dietro le interviste di Flavio Briatore si nasconde lo zampino del cardinal Bertone. E questo chiaramente non è un problema serio. Infatti, fa ridere. Quello che non fa ridere per niente, e infatti è un problema serio, è la deriva del nostro dibattito pubblico, specialmente quando si parla di giustizia. Un problema del quale peraltro io stesso ho fatto recentemente esperienza (e non posso non ricordare, tanto per comprometterlo definitivamente, la splendida difesa che mi venne in quel momento da Ceccanti). Il problema serio, per farla breve, è la battaglia per la ricostruzione dei principi basilari della democrazia parlamentare, per la difesa delle sue fondamenta costituzionali ed etico-civili, che mi pare ormai davvero non più rinviabile, e che va combattuta fino in fondo, a destra e a sinistra. E tanto più nel momento in cui dall’ala manettara dell’opposizione si arriva ad appoggiare di fatto lo stesso tentativo berlusconiano di intimidire Napolitano – perché è questo il punto, nel caso vi fosse sfuggito – per un’eterogenesi di fini che poi, a pensarci bene, non sono nemmeno così eterogenei.

2 commenti leave one →
  1. 07/07/2010 12:20

    il fatto e il giornale secondo noi sono troppo simili http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/103743/scudi_medioevali

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