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A Milano ha semplicemente vinto il più forte

16/11/2010
Caro direttore, la mia personalissima impressione è che alle primarie di Milano abbia vinto semplicemente il candidato più forte, non per nulla appoggiato tanto dal Riformista quanto da Nichi Vendola. La cosa strana, insomma, non è che abbia vinto Giuliano Pisapia, ma che Giuliano Pisapia non fosse (anche) il candidato del Pd. Sulle ragioni che hanno spinto il Partito democratico a cercare invece l’ennesimo “candidato della società civile”, individuato poi nell’architetto Stefano Boeri, ci sarebbe, qui sì, una lunga riflessione da fare (che ovviamente non c’entra nulla con pregi e difetti personali di Boeri). Di sicuro, se vogliamo dare una lettura nazionale del voto, l’esito delle primarie milanesi è da questo punto di vista più una sconfitta del Pd che una vittoria della sinistra radicale: Pisapia non ha certo il profilo di un Alfonso Pecoraro Scanio o di un Marco Rizzo, e nemmeno di un Vendola. E’ discutibile, peraltro, che la sua vittoria sia dovuta a quell'”effetto Vendola” di cui molti già parlano. Per due ragioni. La prima, che mi sembra inoppugnabile, è che Pisapia l’avrei votato anch’io, fossi stato residente a Milano (io che a eventuali primarie nazionali, tra Vendola e Pier Luigi Bersani, voterei senza esitazioni per Bersani). L’altra ragione, che vale per molti commentatori, ma soprattutto per i sostenitori di Vendola, è che a tutto c’è un limite: non si può fare un giorno la predica su quanto le primarie siano il sistema ideale per dare ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente il candidato migliore, sottraendo questo potere alle tanto deprecate “segreterie dei partiti”, e subito dopo ridurre le primarie appena svolte e lo stesso Pisapia a una specie di sondaggio sulla popolarità di Vendola, sostenendo più o meno implicitamente che questa volta gli elettori abbiano votato esclusivamente per il magnifico Nichi, siano corsi alle primarie non per scegliere Pisapia come miglior candidato sindaco, ma per esprimere tramite lui il loro supremo gradimento per il segretario di Sinistra e Libertà.
Per farla breve, ci sarebbero molte ragioni per aprire una seria discussione, non solo sullo strumento delle primarie e sulla funzione dei partiti, ma anche su quanto, nel pieno della crisi economica mondiale, la politica tenda a radicalizzarsi, e la società a “spostarsi a sinistra”, in un certo senso (un senso che non corrisponde necessariamente alle coordinate degli attuali schieramenti politici). Tra le mille ragioni per avviare una simile discussione non rientra però l’esito delle primarie di Milano, dove gli elettori hanno scelto semplicemente il candidato più forte. Per questo motivo, prima di avviare questo dibattito, sarà meglio aspettare qualche giorno. E chissà che poi, quando infine si farà, la discussione non aiuti anche a capire come mai, da un po’ di tempo in qua, il Pd si ritrovi sempre più spesso con il candidato più debole. (il Riformista, 16 novembre 2010)
3 commenti leave one →
  1. Giuseppe Troia permalink
    16/11/2010 13:46

    Io li manderei tutti a zappare la terra, questi faccendieri, che stanno tappezzando i muri delle città con i loro manifesti elettorali, con i soldi dei Meno.Abbienti, costretti a pagare le Tasse!
    E loro si fanno Palazzi, Castelli e Panfili evadendo le stesse. Mettiamo loro al Muro!

  2. 17/11/2010 12:28

    A milano avrei senza dubbio votato Pisapia. Un pò perché è senza dubbio una persona seria e preparata, con anni di attività politica sempre in difesa dei diritti dei più deboli. Un pò perché Boeri invece, pur essendo anche lui serio e preparato, rappresenta per me l’ennesimo episodio di un vizio che rappresenta e perpetua la debolezza della politica: l’idea cioè di prendere dalla società civile persone senza esperienza politica, l’idea di puntare su “gente che piace alla gente che piace”, l’idea che si vince con candidati moderati, anzi meglio proprio indistinti. Un partito postpolitico e neocentrista che pensavo avessimo archiviato con l’ultimo congresso. Ma, come si vede, se non lo archiviamo noi lo archiviano gli elettori.

    Da ciò non direi che abbia contato l’effetto Vendola, né che il caso milanese suggerisca parallelismi con quello nazionale.
    Piuttosto penso che dovremmo smitizzare questo concetto delle primarie o quantomeno usarlo con grande accortezza: non è detto che si selezionino i migliori né i più adatti a vincere nella società reale. Potrebbero vincere i più bravi a mobilitare una parte ridottissima dell’elettorato (siamo sempre sul 10%) per ragioni clientelari o demagogiche.
    Detto questo però facciam pace col cervello!: se si organizzano primarie aperte non si può dire che il PD fallisce se non le vince o che imbroglia quando le vince facili.
    Ma questo fa parte di un discorso più largo per cui tutti criticano di continuo il PD a prescindere, un pò quel “non ci rispettano abbastanza” di Bersani, che però una qualche ragione l’avrà.
    E poi farei un ragionamento sul guppo dirigente milanese che mi pare ne azzecchi poche da ormai troppi anni, compreso il giovine Civati. Cosa diversa dalle immediate dimissioni, mi pare manchi un’analisi e un programma per Milano.
    Appoggiando Pisapia il PD milanese avrebbe offerto un’immagine diversa e innescato dinamiche innovative reali e non solo d’immagine.
    Ora spero che tutto il partito si metta a disposizione del candidato (che un partito non ce l’ha, visto che Vendola concepisce SEL meno di un comitato elettorale o di uno specchio in cui narcisizzarsi) per vincere.

    Poi la domande delle domande: com’è che proprio coloro che da anni dicono che destra e sinistra sono categorie sorpassate sono poi sempre i più strenui difensori del bipolarismo?

  3. 27/11/2010 23:32

    Più che di Pisapia parlerei dei tanti Pisapia che potrebbero rompere il giocattolo democratico. A cominciare da un Pisapia di calibro più grosso che risponde al nome di Nichi Vendola. La verità è che il vero nemico del Pd è il Pd stesso, un aggregato di ceto politico sempre più in preda a sindrome autodistruttiva.
    Oppure diciamola tutta: a quando il rompete le righe?

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