Non è per niente wonderful, baby
A volte, in questi giorni complicati, mi domando se il crollo di Berlusconi porterà via con sé tutto quanto. O se invece, dopo l’eruzione del vulcano, non resterà tutto uguale, immobile e perfettamente conservato, sotto la lava, per migliaia di anni (o almeno fino all’arrivo del Sandro Bondi dell’anno 4010). Mi chiedo, per esempio, se con Berlusconi finirà anche un certo modo di concepire l’altra parte del paese. Quella che non lo vota, e che alcuni sembrano pensare che solo per questo sia moralmente, culturalmente e intellettualmente superiore – e si capisce: altrimenti, come potrebbero farne parte? – ma forse, in un angolo oscuro della loro coscienza, forse in cuor loro pensano un po’ anche il contrario. Magari non arrivano a credere proprio l’esatto contrario, e cioè che la propria parte sia intellettualmente, culturalmente e moralmente inferiore, questo no. Giusto un po’ stupida, al limite. E per questo bisognerebbe trattarla come si trattano i bambini: senza confonder loro la testa con cose troppo complicate, senza dar loro informazioni contraddittorie, problemi irrisolti, indicazioni non sufficientemente univoche o fettine di carne che non siano state già debitamente tagliate in un sufficiente numero di sufficientemente piccoli pezzettini, così da star tranquilli che non si strozzino. E’ un modo di pensare che non mi convince per niente e che mi piace ancora meno. E’ un’idea così sbagliata, ma così sbagliata, che per quanto mi riguarda resterebbe altrettanto sbagliata persino se fosse vera. Purtroppo, al momento, si direbbe anche la più diffusa.
D’accordo sull’ultimo punto, non sul penultimo. Dobbiamo liberarci di un luogo comune affascinante e tanto per bene, ma sbagliato: cioe’ che sia inaccettabile o anche solo “strano” che un elettore di sinistra si consideri appartenente alla parte migliore del paese. Cosi’ come uno di destra, peraltro.
Ci si ritiene di sinistra o di destra non per sport, ma perche’ si considerano alcuni valori superiori ad altri, e si cerca di comportarsi di conseguenza: se sono di sinistra e’ perche’ ritengo che la convivenza civile, la solidarieta’ e la responsabiilta’ di fronte ai miei concittadini sia un valore discriminante, e quindi considero come moralmente (o almeno civilmente) superiore chi condivide quest’opinione e si comporta di conseguenza.
Simmetricamente, se sono di destra e’ perche’ considero l’intraprendenza individuale come valore superiore, e di conseguenza ho un’opinione piu’ alta di chi la persegue anche a scapito della solidarieta’ e dei vincoli di gruppo. (Poi possiamo discutere per anni su cosa stia alla radice dell’identita’ di destra o sinistra, e possiamo sostituire i temi laicita’/religiosita’, progresso/tradizione, ma questo non sposta il discorso di una virgola.)
Poi ovviamente devo riconoscere a chi la pensa in modo opposto al mio lo stesso rispetto e gli stessi diritti, ma che mi ritenga superiore, sulla base dei miei principi personali, e’, fuor d’ipocrisia, inevitabile.
Magari suona brutto, gia’.
Ma sarebbe peggio battersi per un valore senza pensare di stare dalla parte giusta. O quantomeno migliore.
continuo a pensare che la sinistra poteva vantare un qualche senso di superiorità quando incarnava una missione storica e politica: far rientrare nella democrazie e nel benessere (molecolarmente diceva gramsci) chi ne era escluso. da troppi anni però questo aspetto, che considero centrale per qualsiasi sinistra di qualsiasi latitudine, è svanito. i nuovi esclusi vengono ignorati dalla sinistra e solleticati e strumentalizzati dalla destra. certo nessuno li difende o li promuove socialmente. questa finalità storica della sinistra è stata (almeno dalla fine degli anni 70) via via sostituita con altre tipo la governabilità, la buona amministrazione, il risanamento dei conti. tutte cose buone ma che certo non distinguono una sinistra dai centri o dalle destre. così per darsi una qualche identità riciccia di continuo la “questione morale” declinata di volta in volta a seconda delle convenienze, ieri contro craxi, oggi contro berlusconi (verso il quale ci si sente moralmente ma soprattutto esteticamente superiori), domani chissà. ora, a parte che a fare i savonarola si finisce bruciacchiati da chi è più savonarola di te (di pietro, grillo, travaglio…), mi pare che surrogando le questioni politiche con l’eterna “questione morale” si finisca nel non avere più un ruolo politico riconosciuto tra gli elettori ma al massimo un ruolo giornalistico riconosciuto dai telespettatori. diciamo che nel bipolarismo mediatico la superiorità e l’indignazione morale fanno tanti ascolti quanto il loro contrario in mutande e reggiseno. questo senso di superiorità morale è molto pericolosa perchè declina in sindrome aventiniana, monastica e isola dai corpi vivi della società. proprio quelli che, dai dati, non ci votano mai.