Fatti che non sussistevano
Per l’accusa, per Abete, Della Valle, Rutelli, Montezemolo e il gruppo di improbabili moralizzatori che desideravano limitare l’interesse economico delle cooperative «ai supermercati», è una sconfitta. Ma non pagheranno, anzi ci hanno guadagnato. Della Valle è uscito dalla Bnl con una plusvalenza di circa 240 milioni di euro depositati presso una finanziaria in Lussemburgo. Abete, che mentre infuriava la battaglia aveva detto di voler abbandonare la presidenza Bnl, è ancora lì al suo posto, inamovibile come un paracarro. (…) E allora, adesso? Basta, finito. Tutti a casa. Ma si può chiudere così questa partita finanziaria, giudiziaria e anche, forse soprattutto, politica?
(Rinaldo Gianola, l’Unità)
Il resto dell’articolo lo trovate qui. Se poi volete saperne di più, vi tocca comprare l’Unità. Sui grandi giornali che dall’estate 2005 andarono avanti mesi dedicando alle accuse contro l’Unipol e al presunto complotto anche 15 pagine di seguito, praticamente niente. Il Corriere della sera ci impiega in tutto un articolo di cronaca a pagina 23, con un richiamino in prima. Quanto a Repubblica, questo è quanto:
Segnalo infine l’articolo di Ronny Mazzocchi su Left Wing, dove si spiega finalmente che il vero “disegno criminale” dietro quelle vicende era ed è sempre lo stesso:
La spettacolarizzazione della vicenda Unipol-Bnl è stata nient’altro che una operazione politicamente ostile, una spietata manovra attraverso cui il salotto buono del capitalismo italiano ha cercato di difendere la propria sfera di influenza dall’assalto di un competitore esterno. Lo ha fatto sfruttando tutti i mezzi che aveva a disposizione, senza disdegnare la diffusione di intercettazioni illegali o comunque illegalmente pubblicate per accreditare la propria ricostruzione dei fatti e screditare nemici politici, avversari economici, arbitri e controllori.