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Fantasia canaglia

09/09/2016

Il nuovo ex futuro assessore al Bilancio del Comune di Roma, Raffaele De Dominicis, presentato quattro giorni fa da Virginia Raggi su facebook come «un vero servitore dello Stato» della cui collaborazione «siamo onorati», non sembra aver preso troppo bene la notizia che il sindaco, tre giorni dopo, cioè ieri, ha deciso di rinunciare a tale onore. «La politica non fa per loro – dice a Repubblica, a proposito di quelli con cui fino a ieri si immaginava di governare la capitale d’Italia – Ma quale codice d’onore. È un asilo infantile».

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Leggo sul Corriere della sera che ieri, con «molto entusiasmo», è sorta in Italia una nuova associazione degli editori. L’associazione ha preso vita da un’affollata assemblea dove «i 13 editori dimissionari dell’Aie e gli altri imprenditori del libro che sostengono il Salone di Torino si sono incontrati per la prima riunione». Qui dunque «veniva deciso per alzata di mano di fondare una nuova associazione, che si chiamerà Amici del Salone del libro di Torino e che sarà l’interlocutore ufficiale di questa parte degli editori con le istituzioni, con la Fondazione e con i ministri». Comunque la pensiate sulla disputa tra Salone di Torino e Salone di Milano, sappiate che in un futuro non lontano ogni città d’Italia avrà diritto a ospitare il suo salone del libro per almeno quindici minuti, peraltro noiosissimi, considerato che già oggi il numero di saloni, feste e festicciole del libro supera di gran lunga quello dei lettori.

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Devo fare una confessione: non ho mai letto in vita mia un solo libro di Zygmunt Bauman. In compenso, pur essendo relativamente giovane, credo di avere letto almeno una cinquantina tra anticipazioni e recensioni di altrettanti suoi libri appena pubblicati o in via di pubblicazione. Oggi ce n’è una su Repubblica dal titolo «Dalla fede alla politica, il tramonto del padre». Ho pensato che è certo un problema molto serio della nostra contemporaneità. Mi pare evidente, infatti, che non sono il solo ad avere bisogno di figure autorevoli che mi restituiscano quelle certezze che il mondo globale mi ha tolto, a cominciare magari da intellettuali che dedichino al concepimento delle loro opere più tempo di quanto io ne impiegherei ad acquistarle.

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