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29/04/2008
La rimonta di Veltroni c’è stata, eccome. E adesso è a due punti di distacco (ancora ieri sera, se non ricordo male, vincevano i sì).
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La rimonta di Veltroni c’è stata, eccome. E adesso è a due punti di distacco (ancora ieri sera, se non ricordo male, vincevano i sì).
Ma in tutto questo, vi prego, una sola cosa risparmiamoci: questo balletto congresso si, congresso no, meglio cucinarlo a fuoco lento, meglio andarlo a cercare coi forconi. E’ ora di un congresso, che le linee politiche vengano fuori e magari, per una volta, non nella logica dei compagni di scuola. Mi rendo conto che, senza nuove frontiere da evocare e nuovi soggetti da costruire, lo schema di una generazione, quella dei rilanci eterni, mostri la corda; forse era ora. Perchè, caro ciccio, la culpa non è nuestra, ma tutta dei nostri brillanti generali e dei loro sempiterni soldati.
Per evitare tutti i bizantinismi, risolvere in un modo o nell’altro il “problema Veltroni” e poi dedicarsi alle cose serie, esiste un sistema semplicissimo (l’ho sentito stamane alla radio: plagiato – come ormai purtroppo sono – dai retroscenisti non ci avevo pensato): Veltroni indice – per ora, non per ottobre, come vorrebbe lui – il congresso, al quale si presenta da dimissionario. Si vota (anche sul segretario, non su tutto tranne quello, come vorrebbe Fassino), magari si candida anche Bersani così finalmente smette di lamentarsi per il “gran ritiro” che gli imposero alle primarie dell’anno scorso, si elegge/conferma il segretario e poi si ritorna alla politica
Io vorrei discutere di una sola cosa: le scelte di fondo fatte da gennaio a oggi sono confermate o no?
Vocazione maggioritaria, isolamento della sinistra estrema, programma orientato a recuperare consenso tra i ceti produttivi (non a caso il pd al nord e nei grandi centri urbani guadagna moltissimo)…
Questa linea (che per semplificare potremmo definire morandiana) è confermata?
Di questo vorrei discutere. Va da sè che se non viene confermata il segretario e il gruppo dirigente che l’hanno incarnata dovrebbero passare la mano
Diciamo così, caro Roberto: basterebbe fare un congresso come in qualsiasi partito al mondo.
Sono d’accordo parola per parola con quanto proposto da Roberto. Presentarsi dimissionario ad un congresso da convocarsi nel più breve tempo possibile sarebbe la procedura di gran lunga più lineare. Poi, come lui, spero che la discussione si sposti davvero (anche qui, non solo qui) dal dibattito interno (eufemismo) all’analisi delle ragioni per le quali la sinistra nel suo complesso è in una crisi di rappresentatività che forse non ha eguali negli ultimi decenni (che poi sono le ragioni reali per le quali alle elezioni è accaduto quel che sappiamo).
delegati al posto di “popolo delle primarie”. Suona meglio no?
Dal Corriere della Sera: Intanto si chiariscono i prossimi passi politici del Partito democratico. «Non c’è alcun anticipo del congresso. Non si commenta un evento che non c’è» spiega il ministro degli Esteri uscente Massimo D’Alema che taglia corto sul dibattito dentro il Pd dopo la sconfitta elettorale e sulla proposta del leader Walter Veltroni di anticipare il congresso che ha però riscosso la contrarietà della maggior parte dei big del partito.
Per D’Alema, «C’è bisogno di una analisi seria del risultato elettorale, che è stato una grande sconfitta che mette in luce dei processi nella societá sui quali vale la pena di riflettere e studiare. Bisogna articolare il processo di discussione politica e proseguire lo sforzo di costruzione del partito che è stato avviato con successo, perchè il partito è al 33%, è una grande forza». Per D’Alema, insomma, «il radicamento del partito va proseguito con intensità».
Di grazia, cosa succede?
succede che non hanno i numeri per farlo fuori.
Carta canta
sbagliato Tess, non è che non hanno i numeri: non hanno le palle, il coraggio politico. Basta vedere chi hanno candidato alle primarie e chi si è tirato indietro. Io il congresso lo farei anche senza primarie, all’antica con i delegati, con un preambolo però: visto che prenderanno una di quelle legnate che ti segnano a vita, poi andranno a far compagnia a Mussi & Leoni. Con i loro densi ragionamenti oramai non incantano più nessuno, tranne ovviamente gli inserzionisti parastatali di ItalianiEuropei.
Invece con i densi ragionamenti di Quartieri si prende il 33% e la più storica batosta della sinistra italiana dal 1948. Fatti a fidare!
Hai ragione da vendere, Quartieri…