Era meglio morire da piccoli
L’intervento di Gianni Cuperlo all’assemblea costituente del Pd ha suscitato una certa attenzione, in particolare per la sua conclusione sul gruppo dirigente che è sempre lo stesso da quindici anni e ora dovrebbe pensare anzitutto a come far crescere una nuova leva di dirigenti, per poi farsi da parte. E’ una discussione antica, visibilmente non infondata, ma che a mio parere è stata condotta finora nel modo peggiore, tra leader mancati, interessati solo a prendersi una rivincita personale, e giovani aspiranti, interessati solo a prendersi qualunque cosa passi il convento. A me l’intervento di Cuperlo è piaciuto, anche se mi è sembrato ancora un po’ a mezz’aria tra il dibattito che si è svolto sin qui, che spero non si riapra, e il dibattito che si dovrebbe fare, che spero non si richiuda subito, e che forse potrebbe partire da quello che scrive oggi Orfini. Partire, però. Perché poi ci sarebbero un bel po’ di altre cose da dire. Per esempio: come evitare la morsa tra il partito personale di un miliardario (composto prevalentemente di suoi avvocati, sia in senso stretto sia in senso figurato) al governo, e il partito personale di un ex pm (composto da lasciamo perdere) all’opposizione. Che non mi pare proprio il sistema democratico ideale che la sinistra ha sempre sognato, almeno in Italia (sui sogni della sinistra messicana, lo ammetto, sono meno ferrato).
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