L’aria s’incendiò. E poi. Silenzio.
Poco fa parlavo con una collega del punto a cui è arrivato il Partito democratico, dove oggi si discute di rinnovamento dei gruppi dirigenti da effettuarsi prima del congresso – e domani, immagino, si discuterà di rinnovamento dei gruppi parlamentari da effettuarsi prima delle elezioni – in nome, va da sé, della necessità di fare largo ai giovani, alla società civile, alle competenze, al merito (dinanzi a battaglie in nome di simili principi, personalmente, per prima cosa consiglio sempre di andare a guardare i nomi, e per seconda i voli). Parlavamo di tutto questo, dicevo, e come al solito non eravamo d’accordo su molte cose – mi capita sempre più raramente di essere d’accordo con qualcuno – ma su una cosa almeno eravamo d’accordo eccome: tutto questo, e anche tutto quello che è venuto prima, e pure tutto quello che verrà poi, era già scritto. A chiarissime lettere. Sin dall’inizio. Sin dalle primissime ore di quel lunghissimo giorno: il 20 giugno 2007.
Chi da quest’incubo nero ci risveglierà. Chi mai potrà?
Questo, e cito, <> immagino che, col curriculum di W, fosse sarcastico. Vero?
Acc, mi scordo sempre che il virgolettato qui si fa così “Ebbene, per Veltroni è vero l’esatto contrario: dentro il partito non c’è salvezza. Per lui, la vita è altrove. Ed è altrove”