A scanso di equivoci
Avrei molte cose da dire sul quarto “caso disciplinare” sollevato all’interno del Partito democratico nel giro di una settimana, che stavolta riguarda il senatore Nicola Latorre (perché sì, siamo già al quarto: dopo Binetti, Villari e Bassanini). Purtroppo, però, ora non ho il tempo di occuparmene. Ma prima che qualche altro segugio della rete ricominci ad accusarmi di complicità con le manovre dalemiane e con la vile cospirazione trotzkista-zinoveviana in atto nel Pd, a scanso di equivoci, segnalo quello che dicevo a proposito del primo dei suddetti casi (presa di posizione con cui peraltro mi guadagnai l’accusa di essere “più veltroniano di Veltroni”). Un precedente, quello della Binetti, su cui inviterei tutti a riflettere. E sulla base del quale mi sentirei di esortare tutti i dirigenti del Pd – o almeno tutti coloro che nel Pd non siano proprio sicurissimi di ritrovarsi sempre e comunque in maggioranza, quali che siano i mutevoli equilibri interni e quale che sia il tema in discussione – a lanciare il boomerang con meno vigore.
credo sia sbagliato accomunare i quattro casi. stavo scrivendo qui il perchè, ma poi mi è venuto fuori un post e l’ho messo da me