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Donne. Compito. Suo.

28/11/2008

Ma non vuole dirmi chi le ha dato le maggiori delusioni nella sua ex maggioranza.
“Guardi, alcune donne elette nel listino con il compito di sostenere il presidente e il suo progetto politico non lo hanno fatto e non hanno sentito il dovere di dimettersi”.

Il corsivo è mio. Il resto è del presidente della regione Sardegna, nonché editore dell’Unità, Renato Soru, intervistato ieri da Alberto Statera su Repubblica (e su tutti gli altri giornali di cui conosciate l’esistenza). E ho citato solo la più bella, tra le tante perle di cultura democratica che si potrebbero selezionare dopo due giorni di interviste e dichiarazioni senza replica, generosamente ospitate da tutti i quotidiani nazionali. Ma a quanto pare Soru ha il pieno sostegno dei vertici di quello stesso Partito democratico che in Sardegna si è permesso almeno in parte di dissentire: da Walter Veltroni a Massimo D’Alema, da Enrico Letta a ogni altro dirigente che abbia deciso di schierarsi con lui oppure di tacere, per convinzione o per calcolo, per il bene del partito o per il proprio. In ogni caso, complimenti a tutti.

6 commenti leave one →
  1. 01/12/2008 11:24

    Che nel merito ci si schieri da una parte o dall’altra, il discorso di Soru è costituzionalmente ineccepibile. Se si era contrari all’elezione diretta del presidente della Regione e al premio di maggioranza collegato al suo nome e al suo programma (perché questo dice la legge), bastava dirlo all’epoca. O dirlo anche adesso. La pensi così?

  2. francesco cundari permalink
    01/12/2008 12:42

    l’articolo 67 della costituzione dice che i membri del parlamento esercitano le loro funzioni “senza vincolo di mandato”. Non vedo perché per gli eletti nei consigli regionali, comunali o provinciali – quale che sia il sistema elettorale – dovrebbe valere un principio diverso (e infatti non vale, come testimonia il fatto che i consiglieri regionali in questione, giustamente, sono ancora lì). Quanto all’argomento “ma sono stati eletti con il premio di maggioranza collegato al suo nome”, oltre all’aspetto costituzionale, ce n’è uno di sostanza: chi stabilisce chi tra presidente e consiglieri avrebbe “tradito” l’impegno con gli elettori? o l’elezione diretta implica forse che nessuno può permettersi di dissentire dal presidente, il quale avrebbe sempre ragione per definizione? faccio notare, peraltro, che persino per il presidente degli stati uniti è previsto a bella posta che i suoi poteri siano *controbilanciati* da quelli del congresso.

  3. 01/12/2008 14:13

    Il paragone con il parlamento non regge, dato che la nostra Repubblica non è presidenziale, mentre le Regioni sì. Idem per quanto riguarda gli Stati Uniti: il congresso è eletto a parte, senza alcun legame con l’elezione del presidente. Ogni parlamentare è legittimato dal voto del suo collegio, mentre i consiglieri regionali di cui sopra non sono stati votati da nessuno, né direttamente come persone né indirettamente come membri di una lista di partito. L’elezione diretta non implica che il presidente ha sempre ragione, ma che il programma è il suo, che i consiglieri del listino sono eletti per i voti che lui ha preso (non per quelli che hanno preso loro) e che se lui alza la manina si va tutti a casa.
    Per la cronaca, a me non piace per niente questo sistema. Ma meno dei presidenzialisti mi piacciono solo i presidenzialisti a giorni alterni…

  4. francesco cundari permalink
    01/12/2008 14:26

    Se stiamo all’aspetto “costituzionale”, fa fede il fatto che i consiglieri in questione stanno ancora lì, e questo dovrebbe chiudere il discorso (per le ragioni già dette, che non ripeto). se stiamo alla sostanza, la sola idea di persone elette, con qualsivoglia sistema, che starebbero lì solo per fare tutto quello che aggrada al capo mi dà i brividi, e non mi pare sia prevista in nessun sistema politico democratico del mondo, né presidenziale né parlamentare, a nessun livello.

  5. 01/12/2008 16:05

    Siamo d’accordo. Nessun sistema politico democratico al mondo prevede che i membri di un’assemblea non siano eletti direttamente ma attraverso l’investitura al presidente il cui potere l’assemblea dovrebbe bilanciare. Tranne le regioni e gli enti locali italiani.

  6. 01/12/2008 16:10

    E, aggiungo, buona parte dei conflitti tra amministratori locali e partito di cui parli vengono fuori proprio da lì. Un sistema politico-elettorale perverso e personalistico ha creato una miriade di feudatari più o meno illuminati, che non rispondono a nessuno del proprio operato. E che la soluzione sia il “modello Dellai”, cioè la legittimazione definitiva del fenomeno attraverso lo strapotere della “civica del candidato”, normalmente espressione diretta dei poteri forti locali svincolati da ogni controllo democratico, la dice lunga sul concetto di democrazia che hanno Veltroni & co.

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