Niente di nuovo
“Falcone prese possesso del nuovo incarico romano all’inizio del marzo 1991. Trovare pace continuava, però, a risultargli impossibile. Il 15 ottobre si dovette, ancora una volta, presentare al Palazzo dei Marescialli, dove subì un vero e proprio interrogatorio per difendersi dalle accuse lanciate nei suoi confronti da Leoluca Orlando e due suoi seguaci, secondo i quali avrebbe «nascosto le prove nel cassetto» a proposito di indagini che avevano a che fare con la politica. Erano i militanti del «sospetto come anticamera della verità». Un’assurdità alla quale il Csm, ammesso che lo volesse, non poté non dar seguito, avendo ricevuto un esposto formale. Giovanni, imperturbabile, rispose con fermezza, concludendo: «Non si può investire della cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità. La cultura del sospetto è l’anticamera del komeinismo»”. (Giuseppe Ayala, “Chi ha paura muore ogni giorno – I miei anni con Falcone e Borsellino”, Mondadori – pag. 190-191).
Non sarebbe male se alla scuola di formazione del Pd, oltre ad ascoltare le lezioni di Roberto Saviano, si parlasse un po’ anche di queste cose, a proposito di questione morale. Ma forse bisognerebbe passare direttamente alle magliette. Potrebbero pensarci i Giovani Democratici: farne stampare a migliaia, da sfoggiare alle prossime manifestazioni, tanto per rendere ben visibile quella distinzione dagli alleati dipietristi di cui si è tanto parlato in direzione. “La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità. La cultura del sospetto è l’anticamera del komeinismo (Giovanni Falcone)”. Io la comprerei subito.
E con me siamo a due
Figurarsi Villari e Zavoli… la comprerebbero anche come felpa col cappuccio!
e con me siamo tre