Ballando sotto le bombe
Scrive il Corriere della sera che “la strategia del leader per cercare di ridar fiato e vita al Partito democratico non può ovviamente essere giocata tutta all’interno. Per questa ragione Veltroni sta tentando di ridare fiato e politica al suo partito. Così sta lavorando a riaprire la trattativa sulla Rai”. E già qui si potrebbe scrivere un romanzo, a proposito di fiato, politica e vita. Poche righe più avanti, però, l’articolo prosegue così: “Ma si è aperto anche un altro fronte, quello della riforma elettorale per le europee” (personalmente, continuo a dubitare del fatto che si sia aperto da solo).
Giuseppe D’Avanzo, intervistando il procuratore aggiunto Armando Spataro, spiega che con il progetto di centralizzazione telematica delle notizie di reato predisposto dal governo “i procuratori, responsabili delle indagini, non saranno in grado di garantire la sicurezza delle informazioni raccolte ancora protette dal segreto istruttorio”. Chissà se per protesta Repubblica smetterà di pubblicarle (come fa abitualmente assieme a tutti gli altri grandi giornali). Restano comunque molto apprezzabili le parole di Spataro, secondo il quale la tutela del segreto istruttorio e della riservatezza delle indagini riguarda nientemeno che la libertà dei cittadini. Non avrei saputo dir meglio.
Sulla crisi di Gaza, e sul ruolo di Europa e Stati Uniti, da non perdere l’autorevole intervento di Adriano Celentano (che il Corriere confina, incomprensibilmente, nelle pagine degli spettacoli).
Brava Milly, il tuo «Ballando con le stelle» è una nostalgica boccata d’aria di pace che ci distoglie, sia pure per poche ore, dalle grida di dolore che ci arrivano dall’eterno conflitto tra la Palestina e Israele. (…) Ma l’ostentato buonismo fuori luogo del simpatico Sposini nel dare il voto ai concorrenti, mi faceva tornare alla mente l’Europa e l’America che non è certo per buonismo che loro invece se ne lavavano le mani dell’eterno conflitto fra i due popoli. (…) Cercavo una risposta a tutto questo, anche provvisoria ma era troppo difficile, come difficili erano i passi sgangherati di Andrea Roncato, senza una direzione proprio come l’Europa e l’America.