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Quelli che non perdono mai

27/03/2009

Non mi dedico più con l’assiduità di una volta, è vero, agli articoli di quel folto gruppo di professori sparsi per tutti i maggiori quotidiani, a destra e a sinistra, che fino a ieri ci spiegavano che il liberismo è di sinistra e che solo la sinistra italiana non lo aveva capito, esortandoci a seguire il modello anglo-americano incentrato sulla finanza. Ho smesso di occuparmente più per stanchezza che per fair play, perché alla lunga anche le trovate più divertenti finiscono per annoiare, e mi pare che ai nostri infaticabili opinionisti sia venuta meno la fantasia dei tempi migliori, ormai. Preferisco dunque portarmi avanti col lavoro, e commentare direttamente i loro interventi radio-cartaceo-televisivi futuri. Tanto lo schema è già chiarissimo: a ogni notizia di nuovi crolli di borsa, aziende fallite, banche al collasso, scriveranno che è la prova che le politiche “neostataliste” o addirittura “neosocialiste” adottate per rispondere alla crisi – visto? – non solo non risolvono nulla, ma sono anzi dannose; e a ogni notizia di ripresa, invece, scriveranno che è la prova che la crisi non era affatto quella catastrofe che i “neostatalisti” dicevano, che era soltanto una naturale e salutare autocorrezione del mercato,  che tutto vede e a tutto provvede per il meglio (e che pertanto bisogna lasciar lavorare senza intralci). Insomma, se il malato non dovesse guarire o dovesse addirittura peggiorare, sarà colpa della medicina. Ma se invece si dovesse riprendere, il merito sarà solo ed esclusivamente della malattia.

3 commenti leave one →
  1. aldo permalink
    27/03/2009 21:30

    avrebbero ragione

  2. 27/03/2009 22:41

    All’estero invece gli editorialisti hanno fatto propria la vecchia frase dei fratelli Marx: “Questi sono i nostri principi. Se non vi piacciono ne abbiamo degli altri”. Francamente non so cosa sia peggio.

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