Pagare per credere
L’immenso edificio del Mass General, come un vasto e prospero campo di concentramento, con i suoi innumerevoli sottoreparti per cuori, polmoni, reni, vesciche, cervelli, assomiglia più a un emporio o a un centro commerciale, dove il malato americano, individualista della libera impresa fino all’ultimo, va a comprarsi la salute.
Martin Amis, sul supplemento domenicale del Sole 24 Ore, ricorda il suo primo e ultimo incontro con John Updike, ricoverato in un ospedale del Massachussetts, nel 1987. Un’altra epoca. “A John Updike, o al suo spettro, interesserebbe senz’altro sapere (e non ne sarebbe poi così sorpreso) che nell’anno della sua dipartita c’è stata una sollevazione generale contro il sistema sanitario proposto dall’attuale Amministrazione, un sistema da tempo consolidato in qualsiasi altro paese del Primo mondo”. La grande crisi di questi anni non ha scosso soltanto i dogmi di una certa scuola di economisti, ma un’intera filosofia, una visione della vita e del mondo – per farla breve: un’ideologia – che per la prima volta sembra essere messa seriamente in discussione persino nella sua patria d’origine, nel paese guida della “rivoluzione neoconservatrice”. Ecco un buon argomento di conversazione per i dirigenti del Partito democratico in viaggio verso la loro prima direzione post-congressuale, se non altro più attuale di quelli sollevati fin qui dalla preannunciata fuoruscita di Francesco Rutelli o dalla non più inattesa rentrée di Walter Veltroni.
Senza occhiali avevo letto “interessante” al posto di “inattesa rentrée”.
(filava)