Personalizzare
Uno degli aspetti meno discussi ma forse più dannosi del fenomeno che chiamiamo “personalizzazione della politica” sta nel significato letterale del termine. I leader politici tendono cioè sempre di più a personalizzare. C’è da capirli: sono ormai quasi tutti proprietari del partito che dirigono anche dal punto di vista giuridico. Di conseguenza, quel partito non è più nemmeno l’ombra di un organismo collettivo, con le sue proprie dinamiche e il suo proprio gruppo dirigente relativamente autonomi, con relativa distribuzione delle responsabilità. Trasformati completamente quasi tutti i partiti in comitati elettorali del leader e orientato in questo senso il loro intero discorso pubblico, tutto incentrato sulle virtù personali del capo, ne consegue che qualsiasi manifestazione di dissenso non è più questione di merito, non è più legittimo esercizio di critica o altrettanto legittimo episodio di lotta politica, ma attacco personale, calunnia, insulto, complotto o congiura, a seconda che venga dall’interno o dall’esterno. Il fenomeno è particolarmente dannoso perché tende naturalmente a estendersi verso il basso, e infatti non riguarda solamente i leader. Da questo punto di vista, l’azione diseducativa dei mezzi di informazione è micidiale: le figure del dibattito sono ormai soltanto quelle del capo, dell’alleato fedele e del traditore. Tra l’obbedienza e la congiura non c’è niente, perché non è previsto nient’altro. La semplice discussione politica sta diventando letteralmente impossibile. Se non sono d’accordo con qualcuno, la domanda non è perché non sono d’accordo, ma perché ce l’ho con lui, che cosa mi ha fatto di male (a me personalmente, s’intende). Da notare che questa concezione della politica, storicamente e naturalmente berlusconiana, si è diffusa e radicata a sinistra in maniera formidabile, e specialmente nelle frange più radicalmente antiberlusconiane (almeno a parole).
Non fa una piega. E’ proprio così. La fatica (culturale più che politica) di Bersani starà tutta concentrata qui: in fondo, è proprio il tema (vero) della democrazia dei partiti e nei partiti.