Per chiarezza
A proposito delle ultime scelte della Fiat e delle dichiarazioni del suo amministratore delegato, a mio giudizio piuttosto sconcertanti, Eugenio Scalfari ha assunto una posizione precisa, sin dall’inizio del caso Pomigliano, ribadita domenica con ancor maggiore chiarezza. Una posizione che riassumerei così:
1) Marchionne e la Fiat hanno perfettamente ragione. Anzi, fanno e dicono pure poco rispetto alla dura realtà della globalizzazione, che impone un progressivo livellamento di diritti e condizioni di lavoro italiani sugli standard polacchi, indiani, cinesi e (presumo, in prospettiva, una volta che l’inarrestabile espansione del mercato globale abbia compiuto definitivamente il suo corso, uniformando e livellando) africani.
2) La sinistra deve garantire maggiore giustizia sociale, cioè innanzi tutto una più equa distribuzione del reddito, senza opporsi a questo elementare dato di realtà (di cui al punto uno) contro il quale non si può e non si deve fare proprio un bel niente. In altre parole – traduco io liberamente – la sinistra deve garantire maggiore giustizia, ma senza disturbare nessuno, tanto meno la Fiat (o le altre grandi imprese che pensassero di seguire la stessa strada).
Personalmente, penso che quello di Scalfari sia un punto di vista più che legittimo e rispettabile, pienamente coerente con tutta la sua storia (da “Razza padrona” in avanti) e sono prontissimo a dare la vita – si fa per dire – perché abbia il diritto di esprimerlo. Chiederei solamente che questa rispettabilissima posizione da destra liberale, volendo anche un filino reazionaria, ma comunque più che legittima, non mi venisse spacciata come la posizione della sinistra, anzi, addirittura come l’unica posizione possibile per una sinistra moderna e democratica. Giusto in questi giorni, all’interno del Pdl, è in atto un aspro confronto proprio sull’essenza di una moderna destra liberale. Un confronto al quale Scalfari, l’ingegner De Benedetti e buona parte dei commentatori di Repubblica ed Espresso potrebbero dare certamente un prezioso contributo. A me pare che sarebbe davvero un peccato se piccole incomprensioni, bisticci e rivalità personali con Silvio Berlusconi li tenessero ancora lontani dalla loro naturale collocazione nel centrodestra, che tanti benefici potrebbe portare al paese e all’opposizione.
magari a Mirafiori potrebbero fare, come negli US, un referendum interno per dimezzare la paga ai nuovi assunti.
sono sicuro che vincerebbe. Mi sa che l’Africa ce l’abbiamo dentro.
Caro Francesco, quale sarebbe secondo te la posizione che dovrebbe assumere una sinistra moderna e democratica sull’argomento?
per capirci, alla svelta: quella che Bersani ha assunto mi va bene (io magari calcherei pure un po’ più la mano, ma non si può avere tutto), quella che ha assunto Chiamparino (vedi sua intervista di ieri a Repubblica) no.
Una conclusione fenomenale, ho una paresi da risate :-)
La posizione di Bersani quale sarebbe, che è colpa del governo che non protesta abbastanza? Che a Torino non sanno più fare le macchine? Forse ho cercato male ma ho trovato, più o meno, solo questo.
A me quella di Scalfari (Dio mi perdoni perchè è forse la prima volta) sembra una roba sensata, da sinistra, diciamo, liberale. Per come la traduco io la soluzione sarebbe “via la cassa integrazione perpetua” che tiene in vita aziende morte impedendo la nascita di roba migliore, e si crei finalmente un sussidio di disoccupazione degno del nome. Soldi alla gente che ha problemi, e non a finanzieri che fanno finta di produrre.
E poi per carità, tutte le soluzioni (e le critiche alle soluzioni) sono legittime, resta il fatto che a Torino andranno o resteranno dove gli conviene. Non ci sono governi o opposizioni, in italia, con palle abbastanza dure da fargli cambiare idea. Forse in francia, forse….ma qui no.
nella mia fanciullesca ingenuità avevo pensato che scalfari facesse un discorso di lungo periodo (in cui saremo almeno tutti più acciaccati) e quindi i due step proposti avessero una logica. il cundari mi toglie il velo dagli occhi e mi ricorda che gli editoriali non sono saggi sui tempi lunghi, quindi magari è vero che dietro un discorso mondialista e futuribile c’è la solita giustificazione delle logiche di impresa oggi. buongiorno masala, e vabbé. dopodiché il suo discorso si tiene comunque e in qualche modo qualcuno che tra di noi si occupi dei tempi lunghi pure dovrà porselo, non mi pare il caso di campare alla giornata altri vent’anni.
invece mi chiedevo se ti era sfuggita questa:
http://www.repubblica.it/esteri/2010/07/26/news/islanda_paese_senza_bavaglio-5830551/?ref=HRER2-1
dai paradisi fiscali a quelli dello sputtanamento? è business o libertà glaciale?
buona estate