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Tocca decidersi

18/12/2010

Il dibattito innescato dall’intervista di Pier Luigi Bersani a Repubblica può essere molto utile al Pd e al centrosinistra (definizione di centrosinistra: dicesi “centrosinistra” quella larga coalizione di partiti la quale, in un sistema elettorale maggioritario, impedisce che vinca sempre e matematicamente il centrodestra senza nemmeno bisogno di fare la campagna elettorale, come accaduto nel 2008). Perché il dibattito sia utile occorre però che siano rispettate alcune semplici regole della logica aristotelica, a cominciare dal principio di non-contraddizione. Esempio. Se si vuole il bipolarismo, e anzi si accusa il segretario del Pd di non difenderlo abbastanza, poi non lo si può criticare perché penserebbe solo alle alleanze, o perché vorrebbe allearsi anche con partiti politicamente e culturalmente assai distanti dal Pd. Se si vuole il bipolarismo, cioè un meccanismo elettorale che dà la maggioranza alla coalizione che prenda anche un solo voto in più, poi non si può criticare Bersani perché cerca di costruirla, questa benedetta coalizione. A meno che il modello non siano davvero le elezioni del 2008, con i nove punti di distacco tra centrodestra e non-coalizione Pd-Idv. Ma se questo fosse il modello, tanto varrebbe risparmiare i soldi per schede, matite copiative e presidenti di seggio, dare ogni volta la vittoria a Berlusconi per due a zero a tavolino, e non pensarci più. Se però il modello non è questo, se non si ritiene cioè che l’obiettivo del Pd debba essere la più larga, netta e indiscutibile vittoria di Berlusconi che sia possibile, c’è poco da fare. Delle due l’una: o si punta a “salvare il bipolarismo”, e si pensa a costruire il polo di centrosinistra da contrapporre al polo di centrodestra, oppure si punta a “salvare le primarie”. Non è una questione molto complicata. Se la legge elettorale premia la coalizione che prenda anche un solo voto in più, l’idea che il Pd, pur di non rinunciare alle primarie, lasci che il centro vada da solo (o magari addirittura con Berlusconi) è semplicemente folle. A questa follia, peraltro, non si è giunti nemmeno nel 2008. Con le primarie, infatti, Walter Veltroni fu eletto semplicemente segretario del Pd, nell’ottobre del 2007, quando al governo era ancora Romano Prodi. E come segretario del Pd fece il candidato premier dell’alleanza Pd-Idv, senza che si celebrassero primarie né alcuna altra forma di cosultazione preventiva degli elettori di centrosinistra. Se non si amano le coalizioni eterogenee e la necessità di concordare con gli alleati programmi, candidature e metodi della loro selezione (come le primarie), si cambi il meccanismo elettorale e si abbandoni il maggioritario (maggioritario di collegio o proporzionale con premio di maggioranza fa lo stesso), in modo che ogni partito possa presentarsi da solo con il proprio simbolo e il proprio programma, e selezionare i propri candidati come meglio crede. Ma difendere insieme il dogma delle primarie e il dogma del bipolarismo a qualsiasi condizione e prima di qualsiasi altra considerazione – a prescindere, come direbbe Totò – significa soltanto difendere Berlusconi. Per sempre.

4 commenti leave one →
  1. Lucandrea permalink
    18/12/2010 14:12

    Il problema è la strategia fin qui seguita. Per esempio, mandare D’Alema a fare da “mediatore” con il fuoriuscente Rutelli era come mandare Borghezio da un algerino con la valigia in mano e il biglietto pronto per convincerlo a restare in Italia. La strategia di questo gruppo dirigente è stato quello di favorire la nascita del Terzo Polo in modo da rompere “a priori” (e a prescindere dal fatto se fosse o meno la cosa voluta dal proprio elettorato) il bipolarismo.

    Se una alleanza con i fuoriusciti dal PDL è comprensibile e forse auspicabile in parlamento ed in chiave di governo tecnico, molto meno lo è in una condizione di alleanza elettorale e programmatica . Tra l’altro le divergenze Tra PD e Terzo Polo in politica economica (provvedimenti sul lavoro) o sull’istruzione (Fini ha votato per la riforma Gelmini) sono tanto lontani quanto – per esempio – le questioni di politica estera con Vendola o Di Pietro. In ogni caso la “coperta è corta”, con l’aggravante che un avvicinamento a Fini (ammesso che Casini non decida di fare il “responsabile” e correre nel Governo) spingerebbe parte della base o verso IDV e SEL o addirittura nell’astensionismo!

    La contraddizione tra Primarie e Bipolarismo io non la vedo. Innanzi tutto (stando così la legge elettorale) le primarie si possono fare per la composizione delle liste, e non è poco. Ogni partito le potrebbe fare liberamente e selezionare così persone (forse) più affidabili e rappresentative. Si possono fare benissimo anche per la selezione del candidato alle cariche monocratiche, l’essenziale è non etichettare i candidati “prima” del voto. Milano non è un caso di scuola, perché lì il partito non esiste! E poi chi dice che l’Udc non possa essere coinvolta nel processo?

    PD-SEL-IDV-PSI-VERDI: se il PD la smette di spostarsi a sinistra per lasciar spazio a Casini, e torna alla sua vocazione di partito riformista che “presidia” quell’area politica e saldamente si rivolge alla sua sinistra, moderando e responsabilizzando i suoi alleati, non vedo perché (proprio perché basta un voto in più!) non possa in un ottica maggioritaria e bipolare vincere le elezioni. La Gran Bretagna fa scuola: 3 partiti (i maggiori), sostanzialmente bipolare, una volta ogni 40 anni il sistema “grippa” e ci si allea con il “centro” per formare la maggioranza. Dov’è l’anomalia?

    Infine, vogliamo che il Segretario non sia anche il candidato premier per il PD? Va bene, discutiamone, cambiamo lo statuto, ma facciamo un ragionamento aperto alla luce del sole, ma basta fughe in avanti, nella logica emergenziale nel PD non si fa più politica, i circoli sono solo luoghi in cui arrivano le direttive per elezioni, porta a porta, congressi più o meno pilotati. Si fa più politica in alcuni gruppi (ristretti) dei GD!

  2. Alberto Barbieri permalink
    18/12/2010 15:15

    Lasciamo da parte qualsiasi valutazione di tipo valoriale su un’alleanza che vada da Bocchino a Latorre ed al respiro, irrimediabilmente corto, che avrebbe una compagine di governo difficilmente in grado di affrontare questioni dirimenti. Restiamo al pragmatismo dei crudi numeri ed alla necessità sacrosanta di sconfiggere elettoralmente il fronte berlusconiano. Ad oggi i dati ci dicono che gli elettori potenziali Terzo Polo+PD e IDV+SEL+PD praticamente si equivalgono. Se però volessimo essere un poco lungimiranti è assai probabile che in campagna elettorale lo scarto aumenti considerevolmente in favore della seconda ipotesi. Un’alleanza tra Fini e Bersani consentirtebbe infatti a Berlusconi di recuperare molti elettori attualmente in fuga dal Pdl verso Fli, che verrebbe accusata di ‘alleanza con la sinistra’ (per questo Fini non sembra molto convinto dell’ipotesi), arginando l’emoraggia di consensi a Berlusconi e ridimensionando di molto (diciamo passando da un 7 a un 4%) Fli. Allo stesso modo il Pd perderebbe inesorabilmente almeno 5/6 punti percentuale a favore di Vendola che da solo potrebbe raggiungere tranquillamente il 10%. La crisi di Idv verrebbe frenata e si consoliderebbe su un 7%. Il Pd scenderebbe certamente sotto il 20 e probabilmente sotto il 18%. A conti fatti, scontata la campagna elettorale, la Santa Allenaza a stento raggiungerebbe il 30%, con il risultato di uccidere in culla Fli e probabilmente colpire mortalmente anche il Pd, lasciando il blocco vendoliandipetresco unito sugli stessi valori del partito di Bersani (17-18%). L’alleanza Pd con Di Pietro e Vendola è invece più o meno sicura del 35-36%. Il Terzo Polo da solo sottrarrebbe voti al Cavaliere (come in Puglia) che, con la Lega se la giocherebbe sugli stessi numeri di Pd-Sel-Idv, con il vantaggio però per quest’ultimi di poter pescare più di Berlusconi tra gli astenuti. Insomma la partita per il premio di maggiornaza sarebbe di gran lunga più aperta. Se, giustamente, la politica la si vuol fare coi numeri, allora i numeri bisogna guardarli bene. Se invece il problema vero è che allearsi con Vendola significa non poter rinunciare alle primarie, che finirebbero per delegittimare (definitivamente) l’attuale gruppo dirigente Pd (ma porsi qualche interrogativo sul perchè questo succeda sistematicamente ogni volta che si interrogano gli elettori pd, no vero?), allora fuggiamo al riparo della tonaca di Casini, che tolto di mezzo il Cavaliere (prima o poi accadrà) riformerà la Dc (con le sue brave correnti di destra finiana e sinistra rutellian-fioroniana), con l’istituzionalizzazione di un nuovo fattore K, che condannerà il Pd (o ciò che sarà diventato una volta ridotto alla sua area ex-ds) all’opposizione per i prossimi trent’anni.

    • Gambero permalink
      18/12/2010 18:57

      THIS.
      Attualmente tra PD-Idv-Sel e Pdl-Lega c’è un distacco di 2, 3 punti. E questo grazie al Terzo Polo, che tra l’altro essendo più di centrodestra che di centro, toglie e toglierà più voti a destra che a sinistra.
      La strategia di Baffino di mollare Di Pietro e Vendola per abbracciare Casini e Fini non ha basi nè politiche nè numeriche forti, dato che un’alleanza Pd-Udc-Fli farebbe perdere voti a tutti gli attori in campo (tranne forse a Casini). Eppoi va bene chiederlo una, due, cinque, dieci volte, ma se all’undicesima loro continuano a dirti di no, che l’alleanza con te non la vogliono fare (Fini dall’Annunziata ha dichiarato che neanche il governo tecnico voleva fare col piddì), datti pace, e investi le tue energie (e le tue interviste) in un progetto realizzabile e il quanto più possibile convincente.

  3. vity permalink
    20/12/2010 22:10

    Caro Francesco,
    non mi hai convinto, tu potresti avere ragione che senza una coalizione larga non si batte B ma non si può chiedere ad un elettore del PD di votare per Fini e Casini, con anche l’aggravante di sembrare subalterno. Poi con una coalizione così male assortita B avrebbe vita facile in campagna elettorale, ci massacrerebbe.
    Tiriamo fuori una linea chiara e facciamo politica sui temi caldi, secondo me non si va a votare presto chi ci governa la poltrona se la tiene ben stretta. Abbiamo tempo per prepararci.

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