Stupido è chi lo stupido fa
Personalmente non amo il genere dello “stupidario”, chiunque ne sia vittima, specialmente se si tratta di politici. Penso che raccogliere frasi apparentemente demenziali pronunciate nell’arco di una vita da qualsiasi personaggio pubblico sia troppo facile: tagliando e cucendo, si può far fare la figura dell’idiota (o del mascalzone) a chiunque. E poi è un genere giornalistico che mi sembra il più coerente con una concezione della politica tarata sui tempi televisivi, che considera antiquato e improprio qualsiasi tentativo di ragionare, laddove si deve invece soltanto, e perentoriamente, affermare. Quella concezione che sostanzialmente fonda la politica moderna sul principio della comunicazione liofilizzata, che è il contrario di un approccio democratico. L’idea, insomma, che la politica moderna escluda l’articolazione del pensiero. Ecco, la formula dello “stupidario” – che poi è la stessa di tanti articoli solo apparentemente più seri, se ci pensate bene – si inserisce perfettamente in questa visione del mondo: il tale nel ’56 ha detto questo, nel ’78 ha scritto quest’altro, e sentite che ha avuto il coraggio di dire nel ’92… tante brevi scemenze affastellate una dietro l’altra, facili da leggere e comode da gustare, ovviamente decontestualizzate, ma soprattutto indiscutibili, come tutti i documenti. Quelli che permettono di dire, finalmente: “Carta canta”. E sarebbe perfettamente inutile, a quel punto, tentare di spiegare che la carta non canta, perché non ha voce propria, ma solo quella che le diamo noi, con le nostre più o meno coperte intenzioni, i nostri pregiudizi e le nostre piccole manipolazioni, prudentemente nascoste dietro l’indiscutibile autorità del documento. Per tutte queste ragioni, insomma, diffido di ogni genere di “stupidario”, comunque presentato. E’ più forte di me. Dietro ognuna delle presunte perle elencate, mi sembra sempre di sentire la voce infantile dell’articolista che ripete, come Forrest Gump: “Stupido è chi lo stupido fa”. Nel caso di Beppe Grillo faccio però volentieri un’eccezione.