Il presepe europeo
Quando ieri Mario Monti ha letto la lista dei ministri non ho avuto le crisi mistiche di alcuni commentatori, ma ho pensato che genesi e composizione del governo mostrassero un certo equilibrio. Si tratta evidentemente di un gruppo molto omogeneo per estrazione e cultura, in larga misura appartenente all’ambiente economico-accademico del Nord, riconducibile per formazione alla tradizione del cattolicesimo liberale lombardo. Un’impronta particolarmente evidente nell’enfasi con cui oggi Monti si è richiamato in Senato al filone europeista Adenauer-Monnet-Schuman-De Gasperi (con la stessa devozione con cui i comunisti italiani esibivano la loro genealogia dell’idealismo De Sanctis-Labriola-Croce-Gramsci). Dentro questo ben definito perimetro, tuttavia, mi era sembrato che la decisione di incontrare anche le parti sociali prima di sciogliere la riserva, la rinuncia a ministri che rappresentassero la continuità con il governo Berlusconi e in generale un tratto di misura e saggezza del presidente incaricato incoraggiassero, con un po’ di ottimismo, a sperare per il meglio. Oggi, dopo avere ascoltato il discorso di Monti in Senato, non ho cambiato idea, ma sono meno ottimista. Tralascio alcuni suoi accenni, per esempio alla riforma del mercato del lavoro, che non accreditano la tesi della saggezza e della misura. Staremo a vedere. Mi resta però un senso di inquietudine. Da un lato per una ragione di carattere strutturale, che riguarda lo spread fra il tasso di conformismo del nostro dibattito pubblico e quello della Corea del Nord (definitivamente distanziata con la commossa esultanza di Vasco Rossi via Facebook dinanzi all’insediamento del nuovo governo). Dall’altro per una ragione di carattere personale: non mi sono mai piaciuti I promessi sposi.
il discorso in senato l’ho sentito anche io, non mi pare si proponga rotture col sindacato : anzi, mi sembra abbia lasciato chiaramente capire che la riforma passa da un accordo, o non passa, e che riguarderà solo i neo-assunti.
sull’accelerazione dell’andata a regime della Dini, ho sentito Bersani con le mie orecchie che lo diceva a P.za San Giovanni 15 giorni fa.
forse ho capito male io, ma a me, che sto certo più per Fassina che per Ichino, è sembrato un intervento dialogante, che riconosce il ruolo del sindacato.
devo dire per onestà che però non l’ho sentito TUTTO, e forse qwualche frase mi è sfuggita : ma quelle che mi hanno fatto una buona impressione le ho sentite.
E’ un governo di Borghesi ? coi borghesi si tratta : questa è l’essenza della lezione del PCI, a cui tu spesso fai riferimento.
cogestione, talvolta anche conflittuale, insieme alla borghesia ma il più possibile avanzata, di una economia capitalismo avanzato che DEVE rimanere tale.
Berlinguer, non Ichino.
a me non è mai piaciuto vasco rossi, ma i promessi sposi è uno dei libri più divertenti dell’800, renzo che fugge, si ubriaca, rimane coinvolto nella rivolta del pane, lo spleen protobeaudelairiano dell’innominato, la potentissima descrizione della peste, il protoalbertosordiano don abbondio, la chiesa tra de sade e marcinkus…
insomma se in linea coi tempi stai ancora male ne approfitterei per rileggerlo (il lisander era un borghese cattolico del nord, in linea coi tempi pure lui)
@ Cundari
avevi ragione te, era tutta scena e ora ci fottono alnche l’art.18 col NOSTRO voto ( cose da pazzi).
mea culpa.
Abbiamo scovato questo video con la soluzione a tutti i problemi italiani. Spread-Inol e Spread-Anal