Senza cuore
Tra le molte discutibili dichiarazioni rilasciate oggi da Mario Monti nel suo forum a Repubblica ce n’è una che trovo particolarmente ideologica e fuorviante. Questa:
Perché l’Italia è ridotta un po’ male? Perché per decenni i governi italiani hanno avuto troppo cuore e hanno profuso troppo buonismo sociale, soprattutto prima che arrivasse l’Europa un po’ austera a renderci più attenti…
Si potrebbe discutere a lungo sugli aspetti ideologici di simili divisioni dei ruoli (l’Europa austera e l’Italia cialtrona, per esempio) e anche di un simile lessico (il termine “buonismo”, per dire). Per adesso, stando alla sostanza, mi limito a osservare che questa giustificazione dei mali italiani e delle dure riforme considerate necessarie – espressa attraverso lo stesso lessico, la stessa divisione dei ruoli, lo stesso sottotesto politico e culturale – l’abbiamo già sentita. Esattamente vent’anni fa. Allora, proprio gli stessi che oggi incoraggiano Monti in questa direzione, a cominciare da Repubblica e Corriere della sera, la chiamavano “l’eredità della Prima Repubblica”. Vent’anni dopo, sarebbe ora che i teorici della Seconda cominciassero a prendersi qualche responsabilità. E a parlarci dell’eredità che ci hanno lasciato loro: il sistema politico, i partiti e i leader da loro promossi, i ministri del Tesoro da loro sempre e ininterrottamente elogiati quali rigorosissimi custodi del bilancio (altro che “buonismo sociale”). Ma soprattutto, prima di provare a rifilarci la stessa terapia dei primi anni Novanta, e con le stesse giustificazioni, dovrebbero spiegarci come mai non abbia funzionato finora.
poi monti ci dovrebbe spiegare perché gli austeri paesi dell’austera europa del nord hanno una spesa sociale tripla della nostra, ammortizzatori sociali estesissimi e universalistici, sistemi di istruzione pubblica moderni ed efficienti, protezioni sociali per cittadini ed immigrati, assegni di disoccupazione, assegni per affittare casa, assegni per studiare o per lanciare imprese e potremmo continuare a lungo.
detto questo, non è che la sinistra e i sindacati siano senza colpe (presi dagli anni novanta tra modernismi liberisti e conservatorismi statalisti, brutalizzando per amor di sintesi), certo però che pensare che l’italia stia peggio della germania o della danimarca perché facciamo più buonismo sociale di loro mi pare, oltre che una sonora cazzata, una continuità col disprezzo sociale mostrato dalle troppe battutine dei diversi membri del governo e soprattutto una mentalità da classe dirigente di un paese africano o sudamericano che implora un bel piano di aggiustamento del fondo monetario internazionale.