L’ultima novità del secolo scorso
A leggere i giornali di questi giorni i rapporti tra Matteo Renzi, Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta sembrerebbero essere già arrivati al punto in cui avevamo lasciato quelli tra Massimo D’Alema, Walter Veltroni e Romano Prodi. A onore di questi ultimi, va detto però che loro ci avevano messo anni ad alimentare una simile telenovela.
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Orfini osserva su Left Wing che Renzi oggi è presidente del Consiglio perché ha vinto il congresso, mentre Letta non lo è più perché ha rifiutato di giocare quella partita, cercando quindi una legittimazione esterna rispetto ai normali meccanismi della democrazia dei partiti. Quei meccanismi che fanno sì che in tutto il resto del mondo sia il leader del partito maggiore il candidato naturale alla guida del governo.
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Personalmente, sulla questione ho una posizione più radicale. Orfini ha ragione, infatti, ma la prima ragione per cui ha ragione è che nel resto del mondo democratico non esistono le coalizioni. Coalizioni che non sono altro che il trasferimento della logica plebiscitaria delle primarie in un contesto multipartitico, con l’effetto di annichilire i partiti maggiori e consegnare ai partiti minori, contrariamente a quel che si dice, potere di vita e di morte sul governo. Basta ripercorrere la storia del centrosinistra, dal primo governo Prodi del ’96, caduto due anni dopo per mano di Bertinotti, all’ultimo governo Prodi del 2006, caduto due anni dopo per mano di Mastella. Dunque, per me, niente giustificherebbe la ricostruzione di questo sistema perverso, attraverso l’Italicum o altre diavolerie, proprio ora che la Corte costituzionale ce ne ha finalmente liberati.