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Fuori piove, è un mondo freddo

17/03/2014

Ospite di Fabio Fazio per presentare il suo primo romanzo, Giovanni Floris ha detto ieri una frase che mi ha colpito. Per riassumere la differenza tra la generazione dei suoi personaggi, che andava al liceo negli anni 80, e quelle degli anni precedenti (e più “impegnati”), Floris ha spiegato che i suoi personaggi pure quando occupavano la scuola non lo facevano contro qualche terribile dittatura sudamericana (come i loro fratelli maggiori degli anni 70), ma perché si erano rotti i termosifoni e faceva freddo (risatina). Ecco, non avendo letto il libro e non avendo ascoltato con attenzione l’intervista né prima né dopo questa frase, non so dire se in verità la simpatia di Floris non andasse proprio a chi occupava contro il freddo, ma mi ha colpito comunque la frase in sé, per la sostanza e per il tono con cui era detta, oltre che per la risatina finale, perché mi è sembrato che potesse rappresentare perfettamente un certo modo di pensare diffuso in un certo mondo di sinistra (e purtroppo sempre più diffuso nella sinistra tout court). Il punto naturalmente non sono le occupazioni scolastiche, a parte il fatto che i termosifoni rotti e il conseguente morire di freddo in aula mi sembrano forse l’unico motivo razionale per occupare un liceo (o comunque uno dei pochissimi). Il punto è proprio la visione del mondo che c’è dietro. Una visione secondo cui le esigenze reali, gli interessi materiali, le concrete condizioni di lavoro (o in questo caso di studio) sarebbero una ben misera motivazione per l’impegno politico. Una motivazione gretta, egoistica, volgare. Secondo questo modo di vedere, impegnarsi in politica dovrebbe voler dire piuttosto occuparsi dei problemi del mondo e del bene dell’umanità (almeno a chiacchiere, e comunque mentre chi non si può permettere una scuola privata si tiene i termosifoni rotti). Questa concezione, che dal tempo dei babilonesi in poi è sempre stata tipica degli aristocratici e di tutti coloro che problemi di freddo, fame e condizioni di lavoro non ne possono sperimentare, a un certo punto è scivolata inavvertitamente a sinistra. Ho il forte sospetto che questo slittamento sia avvenuto proprio attorno agli anni in cui i liceali occupavano le scuole per protestare contro le dittature sudamericane invece che per fare aggiustare i termosifoni.

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  1. vity permalink
    27/03/2014 10:10

    Anche se in ritardo volevo ringraziarti, è da anni che cercavo di capire quando è successo questo scivolamento della sinistra verso l’aristocrazia, adesso ho un riferimento temporale abbastanza preciso. Grazie ancora.

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