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Case comuni

24/03/2014

Molti giornali aprono oggi con il successo dell’estrema destra del Front National alle amministrative francesi, che ovviamente non promette niente di buono neanche per noi, a pochi mesi dal voto per le europee. Dove non arrivano al ballottaggio, i socialisti si preparano a dare indicazione di voto a favore della destra dell’Ump. Su tutti i giornali si sprecano i paragoni con il fenomeno Grillo in Italia. Mi chiedo però se i tanti sostenitori italiani del doppio turno abbiano pensato bene non solo a cosa ha già prodotto quel meccanismo in Francia (vedi anche il caso mai abbastanza ricordato e studiato delle presidenziali del 2002), ma soprattutto a cosa potrebbe produrre in elezioni in cui, per noi elettori del Pd, “gli altri due” tra i quali prima o poi potremmo essere costretti a scegliere sarebbero Casaleggio e Berlusconi (o magari Grillo e la Pascale). Sicuri di volere assegnare in questo modo una maggioranza granitica, indipendentemente dal numero di voti assoluti raccolti, in un sistema oltretutto sostanzialmente monocamerale e pure con la pericolosa finzione di un’elezione diretta del capo del governo non prevista dalla Costituzione? Sicuri di volere proprio oggi importare quel “bipolarismo alla francese” che in Francia hanno appena dichiarato ufficialmente deceduto?

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Luigi Mariucci segnala sull’Unità come il decreto lavoro del governo sia in palese contraddizione non solo con il (virtual) Jobs Act, o almeno con il suo annuncio tramite “e-news”, in cui si parlava di “riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile” e conseguentemente di un “processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”. Ma anche con l’Unione europea (pensa un po’ a volte l’eterogenesi dei fini). Infatti “le normative di cui si parla modificano un decreto legislativo del 2001 emanato in attuazione di una direttiva comunitaria diretta a contrastare abusi e distorsioni nel ricorso al contratto a termine, di cui sono spia evidente la mancanza di giustificazioni oggettive e la reiterazione, come ha più volte affermato la Corte di giustizia europea”. Sempre sull’Unità, Stefano Fassina dice che così com’è il decreto è peggio della cancellazione dell’articolo 18 (immagino sia un artificio retorico, ma sceglierei comunque un altro argomento, per evitare che qualche furbacchione proponga di aggiustare il decreto e cancellare l’articolo 18).

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Comunque non si può parlare dell’Unità di oggi senza segnalare l’articolo di Ellekappa per il novantesimo del giornale, in vista dell’inserto sulle sue migliori pagine di satira (in edicola dopodomani). L’articolo si chiude riportando una vignetta del ’97 che dice così: “Il sogno, una casa comune di tutta la sinistra. L’incubo, le riunioni di condominio”.

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