E noi, invece, Gasparri
Spiegatemelo come se fossi un bambino, perché io proprio non riesco a capire per quale ragione, alla domanda se per liberare due ostaggi sia stato pagato un riscatto, un politico non debba rispondere semplicemente: no. E anche per quale ragione giornalisti, conduttori televisivi, blogger e affini, o almeno tutti quelli tra loro che non intendono mettere a rischio altri italiani, né contestare la linea tradizionalmente seguita in questi casi dal nostro paese (e dalla maggior parte dei paesi europei e del mondo), né specularci sopra, non debbano semplicemente prenderne atto e passare oltre. Ora però non rispondetemi che se i politici non lo dicono, e i giornalisti insistono a insinuare o dire apertamente il contrario, il motivo è che non è vero: ho chiesto di spiegarmelo come fossi un bambino, non come fossi un bambino scemo. O c’è qualcuno qui che pensa davvero che per un ministro degli Esteri o della Difesa, un capo di stato o di governo, un parlamentare o un dirigente politico di qualsiasi livello, non dire le bugie sia una motivazione valida e sufficiente a spiegare il suo comportamento, persino in questioni di sicurezza nazionale? Sinceramente, se davvero avessimo un simile soggetto in una qualsiasi posizione di responsabilità, suggerirei di togliercelo subito e donarlo senza esitazioni alla Caritas o a qualche altra organizzazione benefica dove potesse continuare a fare del bene senza che i suoi compiti gli suscitassero ulteriori problemi di coscienza. Ma se così non è, mi viene il sospetto che la loro preoccupazione non sia non mentire, ma non essere smentiti. Non diplomatica, ma personale. Insomma: di immagine (la loro, mica quella del paese). Ma soprattutto mi viene da pensare che la vera differenza tra l’Italia e gli altri paesi, compresi Gran Bretagna e Stati Uniti, non sia che noi trattiamo e loro no (anche se certo non tutti lo fanno allo stesso modo e magari con la stessa facilità, nelle stesse circostanze e alle stesse condizioni). La vera differenza, temo, è tra paesi che dispongono di una classe dirigente dotata di un minimo sentimento di comune responsabilità nazionale cui fare appello almeno di fronte alle minacce mortali (giornalisti compresi) e paesi che non ne dispongono.
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