Musei delle cere
Fino a meno di due mesi fa, il principale problema del mondo sembrava essere il rischio di una terza guerra mondiale tra l’occidente e la Russia di Putin. Un mese dopo, la terza guerra mondiale tra l’occidente e il califfato (o forse la quarta, immagino dipenda da chi arriva prima). Noto incidentalmente che nel secondo caso la Russia giocava nella squadra dell’occidente, nel primo con il resto del mondo. In questi giorni, di nuovo, si torna a parlare della crisi in Ucraina, fortunatamente con toni meno apocalittici. In ogni caso, io penso e spero che non scoppierà nessuna guerra mondiale, ma soprattutto penso che questa logica – quella secondo cui Stati Uniti ed Europa sono il mondo e tutti gli altri paesi si definiscono in base al loro essere con noi o contro di noi – non aiuti. Voglio dire che guerre in piena regola sono già scoppiate e continuano a scoppiare ai quattro angoli del pianeta, purtroppo, e qualunque cosa decidiamo di fare in proposito, che scegliamo di prendervi parte, cercare di disinnescarle o semplicemente ignorarle, non c’è nessun bisogno di trasformarle in guerre mondiali. Per una ragione prima di ogni altra: che le perderemmo.
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Mi domando se gli ascolti del Sanremo di Carlo Conti, che se capisco bene hanno poco da invidiare a quelli dei tempi in cui non c’erano o non erano altrettanto diffusi né la tv satellitare, né internet, né i social network, siano un buon esempio della natura non lineare e imprevedibile dello sviluppo storico, prima che dello sviluppo tecnologico e culturale. E chissà che un giorno non tornino di moda anche i blog. Magari proprio il giorno in cui a presentare Sanremo sarà Umberto Eco.
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Sul Corriere della sera Andrea Carandini torna sulla proposta di un museo al Quirinale (che i più estremisti vorrebbero trasformare tutto intero in un gigantesco museo, sfrattando il capo dello stato). Qui Rita Borioni spiega magnificamente perché l’idea, a pensarci bene, non è poi così convincente.